Il nostro diario del tour (parte I)
Un post al giorno per ogni giorno del nostro tour (giorni intesi in senso ampio). C’è così tanto da scrivere su di un tour? Lo scopriremo. Please leave a comment at the bottom. Hope you enjoy!
2 Marzo
Dopo tre spettacoli a St. Louis, torniamo a nord verso il confine per esibirci a Winnipeg lunedì e martedì. È un po’ lungo come viaggio, per cui l’abbiamo diviso in due giorni. Siamo arrivati a Iowa City a tarda notte giusto in tempo per fare il check-in, dormire qualche ora, ed essere sull’autobus alle 7 per ripartire.
Ciò non ha impedito ai ballerini di mettersi al lavoro. Quando la proiezionista Regina Dong si è svegliata un po’ confusa tra le 5 e le 6 di mattina (non era sicura di che ora fosse visto i lunghi viaggi fatti recentemente), QUESTO è quello che si è trovata fuori dalla sua porta:
Questa è la ballerina Zizhen Yu, anche chiamata affettuosamente Zhen-zhen, mentre fa il suo stretching quotidiano. E sembra piacerle!
1 marzo
La nostra orchestra è stata definita “la perfetta armonia tra Oriente e Occidente”. Ecco, oggi, solo pochi istanti prima dell’esibizione finale St. Louis, due membri chiave dell’orchestra si sono impegnati “nel perfetto scontro tra Oriente e Occidente”.
Il direttore d’orchestra Milen Nachev, a rappresentare la Bulgaria, e il contrabassista Yu Deng, a rappresentare Hong Kong e Cina, si sfidano a una partita di ping pong nel backstage.
È diventato parecchio intenso per un po’.
Non sono questi alcuni dei giocatori meglio vestiti che abbiate mai visto?
29 febbraio
Arrivano altre prove dell’esistenza di gruppi organizzati nati con lo scopo di sabotare Shen Yun legando la compagnia al Coronavirus.
Oggi, mentre pranzavamo nella nostra sala verde prima dello spettacolo del mattino, la presentatrice locale, che conosco da diversi anni, mi ha raccontato una storia.
Pochi giorni prima che Shen Yun arrivasse in città, mi ha detto, una sua amica le ha mostrato un messaggio sul telefono. Era una chat di gruppo su WeChat (un’applicazione cinese che è come Whatsapp, Facebook e PayPal messi insieme). Nel gruppo c’erano solo persone cinesi e si chiamava “Discorsi tra ragazze di St. Louis (女人緣)”. E l’argomento del giorno era il seguente: cooperare per fermare Shen Yun.
“Ci rimangono cinque giorni per pensare a come impedirgli di esibirsi”, ha detto un membro del gruppo chiamata Rebecca.
Un’altra signora, di nome Liu Qimei, scriveva di come aveva parlato al telefono con una signora del Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie americano (CDC, sigla in inglese, ndt). “Le ho detto di lavorare con il Teatro Stifel per cancellare l’evento. Domani la solleciterò e allo stesso tempo parlerò con il direttore del CDC qui.”
I messaggi di molte altre persone seguivano quella falsariga.
Ma ecco la parte interessante. La presentatrice locale ha subito chiamato il direttore del teatro, con cui ha intrattenuto rapporti di lavoro per anni. “Inizierai a ricevere delle telefonate,” gli ha detto, “dai cinesi che si stanno mobilitando per cercare di metterti paura e annullare lo spettacolo.”
Poche ore dopo, il manager le ha scritto: “5 minuti dopo essere stato al telefono con te, ho ricevuto la mia prima telefonata.” Certo, sapeva cosa fare.
E oggi Shen Yun si è esibito due volte.
28 febbraio
Giorno di preparazioni qui a St. Louis, la “Porta verso l’Occidente”.
Mentre ci muoviamo verso il teatro Stifel, possiamo osservare il Vecchio Tribunale e la Porta ad Arco, che celebrano la spedizione a Ovest di Lewis e Clark [la prima spedizione statunitense a raggiungere la costa pacifica via terra, ndt].
27 febbraio
Altri sviluppi in come il regime cinese stia tentando di usare il Coronavirus per abbattere Shen Yun (vedi il post di ieri qui sotto).
Apparentemente sono riusciti, non sappiamo ancora come, ma presumibilmente tramite l’ambasciata cinese e i consolati negli Stati Uniti e anche tramite le loro varie organizzazioni di spionaggio, a trovare un gruppo di cinesi di Salt Lake City e irritarli per via dell’arrivo di Shen Yun nello Utah.
Questi residenti cinesi dello Utah hanno iniziato a diffondere delle voci secondo cui gli artisti di Shen Yun potrebbero avere il Coronavirus e che quindi gli spettacoli dovrebbero essere cancellati. È diventata una questione talmente seria che il Dipartimento della Salute dello Utah, dopo aver ricevuto molte telefonate, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale sul suo account Twitter:
“Siamo consapevoli delle numerose voci riguardo alla compagnia di danza Shen Yun che si esibirà al SLC. Li abbiamo esaminati e non abbiamo motivo di credere che i membri della compagnia di danza Shen Yun siano infetti da COVID-19. Queste esibizioni non comportano rischi per i residenti nello Utah.”
La portavoce del Dipartimento della Salute dello Utah, Charla Haley, ha aggiunto: “Abbiamo sentito alcune voci riguardo alla compagnia di Shen Yun e volevamo assicurarci che la gente sapesse che era sicuro andare allo spettacolo, che non avevamo preoccupazioni riguardo ad alcun ballerino avente il coronavirus.”
Ma non finisce qui. Alcuni cinesi di Salt Lake City hanno iniziato a chiamare la linea diretta di TicketingBox, che fornisce servizio a Shen Yun, chiedendo che gli spettacoli venissero cancellati. In una registrazione che ho ottenuto dall’azienda una di queste persone chiedeva di sapere quale gruppo delle compagnie di Shen Yun venisse in quale città, e che quelle esibizioni venissero cancellate. Quando il rappresentante della linea diretta ha dichiarato di non essere in grado di prendere quella decisione, questa persona ha risposto con discordia:
“Non vi faremo esibire. Non vi faremo entrare. Volete rimanere bloccati in aeroporto? Vi rispediremo indietro.”
Più tardi lo stesso giorno, un’altra donna di Salt Lake City ha chiamato lasciando lo stesso messaggio, di richiesta di annullamento dello spettacolo. Il rappresentante di TicketingBox, Al, ha detto che avrebbe passato il suo messaggio al presentatore locale e ha chiesto il suo numero. La donna ha lasciato un altro numero diverso da quello con cui chiamava. Quel numero era lo stesso della persona che aveva chiamato prima.
Ci sono state altre chiamate. Sembra essere uno sforzo parecchio concertato.
26 febbraio
Quindi pare che il Partito Comunista Cinese ora stia cercando di sfruttare la situazione del Coronavirus per attaccare Shen Yun.
In Corea del Sud, prima che scoppiasse il Coronavirus, il direttore del teatro di Ulsan ha ricevuto una chiamata da un giornalista televisivo. Il giornalista gli ha detto che il consolato cinese gli ha riferito che alcuni artisti di Shen Yun sono di Wuhan. Questo ovviamente non è vero.
Il direttore del teatro lo sapeva e ha risposto al giornalista: “Shen Yun arriva dagli Stati Uniti, la maggior parte degli artisti ha il permesso di soggiorno USA. E lo spettacolo di Shen Yun è vietato in Cina; ai membri di Shen Yun non è nemmeno permesso visitare la Cina. Come fanno i membri di Shen Yun a visitare Wuhan? Non ha mai letto nessuna notizia su Shen Yun?”.
Ottima risposta.
Sì, tanto per mettere le cose in chiaro. Una grande pandemia ha colpito la Cina. Ancora non ne conosciamo neppure le vere proporzioni, ma sappiamo che intere città sono state isolate. Le persone vengono cremate senza sosta e l'economia cinese è in gravi difficoltà. E cosa fa il governo cinese? Decide di approfittare di tutto questo per attaccare il suo nemico numero uno: il nostro spettacolo. È come quei film in cui il cattivo sta cadendo dalla scogliera e decide di afferrare chiunque riesca per portarselo dietro.
Meno male che la gente non ci crede.
25 febbraio
Sono anni che questa frase che ho trovato online mi confonde. Riguarda lo stile di danza yangge: “Alcuni ballerini usano oggetti di scena come il tamburo, il ventaglio da danza, l'asino finto o i rifiuti. In luoghi diversi lo yangge viene eseguito in stili diversi, ma tutti i tipi esprimono felicità ...” Un momento, ballare con i rifiuti?
Voglio dire, ballare con asini finti va bene. Ballare con tamburo e ventaglio? Certo. Ma ballare con la spazzatura? Forse è solo un refuso di una frase in cinglese, dove magari "i ventagli da danza" sono le scope di Fantasia [in inglese il ventaglio da danza è chiamato “dancing fan”, da cui il gioco di parole con Fantasia della Disney, in cui vi è una scena con alcune scope che danzano, ndt]. Forse intendevano ballare mentre pulivano le strade (a la spazzacamino di Mary Poppins )? Chissà... Insomma, quando ho visto per la prima volta questa frase mi sono fatto una risata con un collega e l'ho archiviata.
Fino a quest'anno: quest'anno, la danza yangge è tornata sul palco di Shen Yun. Ci sono diversi stili di yangge, spesso associati a diverse regioni. Lo yangge di quest'anno proviene dalla provincia dello Shandong, che è anche patria dei panini al vapore, del Monte Tai e di Confucio. La nostra danza yangge non ha spazzatura ma in effetti ha dei “rifiuti”. È venuto fuori che, se si cerca su un numero sufficiente di dizionari, si trova la seguente definizione di portantina: "Divano coperto da tenda e dotato di bastoni di legno usato per trasportare un singolo passeggero" [gioco di parole non traducibile: in inglese il termine “litter”, ossia “rifiuti”, può significare anche “portantina”, ndt].
Ah! Il trasporto della sposa. Si tratta un piccolo veicolo poggiato su dei pali e trasportato da quattro uomini, due davanti e due dietro. I pali poggiano sulle spalle e, mentre gli uomini camminano allegramente, i pali, la portantina e la sposa dentro fanno su e giù.
Il trasporto della portantina è rappresentato nella danza yangge di quest'anno. Altri gesti rappresentano bere vino e accarezzare barbe, ma purtroppo non ci sono asini finti.
24 febbraio
Qui abbiamo una bella situazione: il percussionista Brian Marple sul ghiaccio sottile con il tecnico delle luci nonché moglie PeiYi Marple. Ecco le prove:
Sulla strada da St. Paul, Minnesota, a Omaha nel Nebraska, ci siamo fermati per pranzo e, dopo giorni e giorni di solo hotel-teatro-hotel-teatro, volevamo stare un po’ all’aperto. Cosa puoi fare nel pieno inverno del Midwest? Camminare su un lago ghiacciato. Questo è Clear Lake, Iowa
È ovvio da dove derivi il nome di “Lago Cristallino”, giusto? O no?
La prima cosa appena scesi dall'autobus è un'epica battaglia di palle di neve:
Da cui il ballerino Jason Pan esce vittorioso:
Questo mi ricorda l’evocativo film “Atto di Fede”, se l'avete visto. A quanto pare basato su una storia vera.
E un pupazzo di neve che doveva assomigliare al fagotto Steven Louie. Non sono proprio identici.
E così, beccatevi questo, voi altre compagnie di Shen Yun sulle spiagge della Florida, della Nuova Zelanda e a Las Vegas. Abbiamo anche noi le nostre spiagge qui in Iowa.
23 febbraio
Ieri è stato il Gran Giorno. Più specificamente, ieri era il 40esimo anniversario del "giorno più grande della Storia dello sport degli Stati Uniti", secondo www.VisitStPaul.com.
2 febbraio 1980, Lake Placid, New York. Olimpiadi invernali. La squadra di hockey degli Stati Uniti si piazza in semifinale contro l'Unione Sovietica. La squadra americana è composta da giovani giocatori per lo più dilettanti e inesperti; quella sovietica è composta da professionisti esperti con lunga esperienza di competizioni internazionali e una collezione di medaglie d'oro. Nonostante gli Stati Uniti giochino sul ghiaccio di casa, pochi si aspettano che possano battere i fortissimi sovietici.
In effetti, a metà del terzo e ultimo periodo di gioco, l'Unione Sovietica, con le sue uniformi rosse e “CCCP” sul petto, è in vantaggio per 3-2. Ma poi la squadra americana pareggia in un power play e ritrova la rete ancora a 10 minuti dalla fine.
TGli 8.500 spettatori trattengono il respiro – se mai fosse possibile mentre si fa il tifo – mentre gli Stati Uniti difendono il 4 a 3. Un’azione dopo l’altra. i sovietici attaccano la porta e fanno esplodere i loro tiri. A dieci secondi dal termine, la folla fa il conto alla rovescia e a cinque secondi, le ultime parole del commentatore Al Michaels sono: “Voi credete nei miracoli? Sì!".
Quella partita è nota come il "Miracolo sul ghiaccio". Due giorni dopo, gli Stati Uniti hanno battuto anche la Finlandia nella finale per la medaglia d'oro dell’hockey olimpico.
Come potete immaginare, l'hockey è una cosa molto importante nel Minnesota, e l’allenatore della squadra olimpica statunitense del 1980, Herb Brooks, era di St. Paul. Prima di diventare l'allenatore della squadra olimpica, aveva costruito la sua carriera a livello locale prima da giocatore e poi diventando allenatore della squadra di hockey dei Golden Gophers della vicina Università del Minnesota.
Proprio fuori dall’Ordway Center for the Performing Arts, dove ci siamo esibiti, c'è una statua in bronzo di Herb Brooks con le braccia alzate verso il cielo, che cattura la sua reazione al tempo della partita che finisce con una vittoria per 4-3.
Ora, 40 anni dopo che il signor Brooks, tornato negli spogliatoi, si era messo a piangere dopo quell’improbabile vittoria dal significato enorme per una nazione che veniva da due decenni di Guerra Fredda, la città di St. Paul ha festeggiato con la Greatest Day Parade.
* * *Ci stavamo preparando per il primo dei due spettacoli, ma vedevamo dalle finestre della caffetteria i genitori e i loro bambini in magliette da hockey che si radunavano nella strada sottostante. Alle 13, dall'interno del teatro, il tecnico delle luci Peiyi Marple ha fatto questo rapido scatto delle prime persone che iniziavano a radunarsi attorno alla statua di Herb Brooks.
22 febbraio
Un incrocio nell'inverno del Minnesota, un'e-mail da Uniqlo con la sua collezione primaverile e il secondo giorno di un doppio-doppio mi fanno pensare al... Giorno della marmotta.
Avrete visto il film: un meteorologo interpretato da Bill Murray si reca a Punxsutawney, in Pennsylvania, per fare un servizio sulla loro Giornata della marmotta e se Punxsutawney Phil vede l'ombra. Lui (Bill, non Phil) non è per niente entusiasta e alla fine della giornata va a dormire. Quando si sveglia alle 6 del mattino successivo è di nuovo lo stesso giorno, con la radio che di nuovo gracchia: "Ti ho beccato, piccola". È intrappolato in un loop temporale e niente, nemmeno buttarsi con la macchina da una scogliera con Phil, può farlo uscire. Fino a quando non vive la giornata nel modo giusto.
Qui a St. Paul, il programma di oggi è esattamente lo stesso di quello di ieri: sveglia alla stessa ora, sull'autobus alla stessa ora, arrivo a teatro alla stessa ora e tutto con la stessa routine: pranzo alle 11:50, trucco all’una, sipario giù all'1.30, a raccolta all’1,45, primo spettacolo alle 2, intervallo alle 3, cena alle 5.20, secondo spettacolo alle 7.30. E poi di nuovo: saluto allo stesso addetto alla reception dell'hotel, risenti lo stesso saluto della guardia sulla porta del palco, metti la stessa borsa nello stesso angolo dello spogliatoio e dai il cinque allo stesso membro dell'orchestra che cammina nello stesso angolo dello stesso corridoio nello stesso preciso momento.
Quindi sali sul palco con lo stesso costume e fai le stesse danze, suona le stesse note, dì le stesse cose.
È un Giorno della Marmotta che si ripete e il cui effetto è raddoppiato a causa delle ripetizioni intrinsecamente integrate in un programma ridondante, intrinseco e integrale di un doppio-doppio che si ripete con ridondaza. È di nuovo déjà vu.
Solo che non è lo stesso: ogni spettacolo è un po' diverso, il pubblico è diverso, il modo in cui ridono le persone è diverso. Oggi per esempio abbiamo avuto una donna con un'adorabile risata acuta che ha sovrastato ogni volta il resto delle risate del pubblico.
A volte, durante l'introduzione dell'orchestra, il pubblico non vede l'ora di applaudire ogni strumento: arpa (applausi), wood block (applausi), violino (applausi). Altre volte siedono in assoluto silenzio, sporgendosi in avanti sul bordo delle poltrone, scrutando nella buca dell'orchestra e aspettando il momento per applaudire l'intera orchestra alla fine.
"Ti sei ripreso da ieri?" Ho chiesto a uno dei primi ballerini mentre passava davanti a me nella sala circa un'ora prima della matinée.
"Sì tutto bene", dice. “E poi non importa: la gente ci sta aspettando".
È un'affermazione semplice, senza sarcasmo. Intende dire: sono in grado di farcela e come mi sento in questo momento non importa; di là ci sono persone che vogliono davvero vedere questo spettacolo e trarne ispirazione. E quindi, sotto.
Proprio come ieri. Due volte.
Per noi, questo è il Giorno della Marmotta, lo stesso identico giorno. Invece la maggior parte del pubblico sta vedendo Shen Yun per la prima volta. E, per loro, noi vivremo la giornata nel modo giusto.
21 febbraio
Oggi è il primo giorno del nostro doppio-doppio a St. Paul. Abbiamo già parlato del doppio-doppio in precedenza, nel 2013. E nel 2015. E nel 2018 due volte.
Una doppio-doppio è un giorno con due spettacoli seguito da altro giorno di due spettacoli di fila.
Questo è, per quanto ne so, l'unico doppio-doppio che il nostro gruppo ha programmato quest'anno. Qualche anno fa erano abbastanza comuni. Nel nostro tour del 2018 abbiamo avuto 11 doppi-doppi, tra cui sette fine settimana consecutivi, principalmente nel sud della California. Per quanto fosse difficile, devo ammettere che dopo un po' avevamo iniziato a migliorare nel gestirli, e anche alcuni ballerini hanno ammesso di essersi abituati. Ma sono sicuramente estenuanti per tutti i soggetti coinvolti.
Suppongo sia una questione di prospettiva. Se un giorno iniziassimo ad avere triplo-triplo-triplo i doppio-doppio sembrerebbero un gioco da ragazzi.
Questo è un po' insolito, in quanto cade da venerdì a sabato. Prima erano quasi sempre sabato-domenica, il che significava che molto probabilmente avevi il lunedì libero per riprenderti. Questa volta, però, immediatamente dopo il doppio-doppio, domenica abbiamo una matinée. Quindi, con la serata di apertura del giovedì sera, abbiamo sei esibizioni in quattro giorni. Il record è sette, fatto da diverse compagnie, di solito nel formato di: 2, 1, 2, 2.
Il nostro direttore, Milen Nachev, direbbe che abbiamo sei spettacoli di fila. Ha un modo unico di calcolare gli spettacoli: lui considera che ci siano due “finestre” al giorno in cui ci può essere uno spettacolo: il pomeriggio e la sera. Quindi, se hai uno spettacolo lunedì sera e un altro spettacolo martedì sera, hai spettacoli due giorni di fila, ma non hai due spettacoli di fila. Chiaro? Quello che hai è: spettacolo, niente spettacolo, spettacolo. Quindi, nel nostro caso, abbiamo giovedì sera, venerdì pomeriggio, venerdì sera, sabato pomeriggio, sabato sera, domenica pomeriggio: sei spettacoli di fila.
Mi piace pensare a ogni notte come un reset. Vai a dormire ed è un nuovo giorno. Quindi dopo i primi due spettacoli di un doppio-doppio, vai a dormire, ti svegli e il giorno successivo non c'è più un doppio-doppio ma solo il doppio.
Il ballerino Ben Chen dice che il suo reset è un pisolino. Se fa un sonnellino tra due spettacoli, allora diventa un giorno di un solo spettacolo.
Tutto questo per dire, sì, tutti sono professionisti e abituati a esibirsi così tanto. Ben oltre 100 spettacoli in ogni tour. E i ballerini ci mettono il cuore in ogni spettacolo, come i musicisti e tutti gli altri.
Ma il programma non aspetta nessuno. Un doppio-doppio potrebbe arrivare quando hai la febbre, o un'articolazione che ti fa malissimo, oppure mentre sei in difficoltà per qualcosa di personale. Non importa: noi non abbiamo sostituti, e alle 19.30 il sipario si alza. È come una magia: in qualche modo, in quel momento tutti sono al loro posto e sorridono. E poi di nuovo, un po' più sudati, quando alla fine cala il sipario.
20 febbraio
Condensa: processo attraverso il quale il vapore acqueo diventa liquido, spesso quando l'aria si raffredda fino al punto di rugiada. In altre parole, il fenomeno della bibita in lattina sudata.
Oggi, a St. Paul, nel Minnesota, la nostra installazione era sotto un tappeto di condensa.
È così da due giorni, da quando le temperature qui sono tra gli 0 Fahrenheit (-17 Celsius) fino ai -6 (-21). In questi giorni, tutta la nostra attrezzatura è sul camion parcheggiato fuori.
Quindi stamattina abbiamo scaricato il camion: siamo andati alla banchina di carico e abbiamo aperto il cancello dell'elevatore. Quando le scatole hanno iniziato a uscire, le mani dei facchini del teatro avevano quasi paura di toccarle. Sai che fa freddo quando anche la gente del posto, che vive nel Minnesota da decenni, lo soffre.
"Amico, quella pipa è fredda", ha detto uno.
"Meglio non attaccarci la lingua", ho risposto io.
E poi, ho aggiunto: "Lo senti proprio forte nelle estremità: nel naso, nelle dita delle mani e dei piedi".
"Tu hai le dita dei piedi?" ha risposto lui.
Quando abbiamo iniziato a disimballare la nostra attrezzatura, all'interno del teatro, è iniziata la condensa. Tutto era ricoperto da uno strato bianco, di un qualcosa che una volta aveva era H20, e quando le attrezzature hanno incontrato l'aria calda del teatro che è mantenuta con un'umidità costante del 35%, hanno iniziato a sudare. Abbiamo tolto a mano quello che potevamo e abbiamo usato i ventilatori per asciugare alcune delle nostre apparecchiature elettroniche.
Il percussionista Brian Marple ha scattato questa foto della piastra di plexiglas che serve per dividere la sezione di percussioni dall'arpa:
Al momento dello spettacolo, alle 19:30, tutto era bello pronto come al solito, e così abbiamo iniziato la nostra serie di sei spettacoli in quattro giorni.
18 febbraio
Dopo una serie di spettacoli di successo a Rosemont, nell'Illinois, ora abbiamo due giorni liberi a cavallo di una giornata di viaggio per il Minnesota. Lunedì, alcuni dei ballerini sono andati in una palestra di arrampicata nelle vicinanze. È venuto fuori che i ballerini hanno un netto vantaggio in questo sport: non solo sono leggeri e agili, ma la loro capacità di fare spaccature in ogni direzione li aiuta a stare attaccati al muro e a raggiungere prese lontane con i piedi. Persino i neofiti si sono divertiti.
Questa è la ballerina Betty Wang in spaccata frontale sulla parte superiore del muro:
17 febbraio
Al ballerino Teo Yin piace fare questo esercizio a corpo libero prima dello spettacolo. Fondamentalmente è una verticale con un braccio contro il muro che suo dire rafforza a livello fondamentale e dà stabilità.
Sembra che si diverta a farlo in modo spericolato, vicino alla buca dell'orchestra. Certo, il muro di proscenio è praticamente l'unico posto per poterlo fare vicino al palco. Ma suppongo che anche lui si diverta un sacco a guardare a testa in giù nella buca dell’orchestra: un aspetto audace della sua personalità che di riconosce immediatamente se lo si vede in posizione aerea.
Come fa un giovane di Taiwan a chiamarsi Teo? Allora, il suo nome cinese è Jingyuan e fino all'anno scorso il suo nome in inglese era Leo. Nell'ultimo tour, tuttavia, abbiamo avuto due ballerini di nome Leo: questo Leo e un altro Leo della Corea del Sud. I ballerini hanno aggiunto a ciascuno una sigla che rappresenta il loro paese di origine: K-Leo e T-Leo. T-Leo ha deciso di fonderlo con Teo. Per quanto ne so, K-Leo non è ancora diventato Keo.
16 febbraio
Ieri sera, io e il mio compagno di stanza abbiamo impostato le sveglie esattamente alla stessa ora e stamattina hanno iniziato a suonare esattamente nello stesso secondo. Pochi minuti dopo, alzandomi lentamente dal letto, l’ho guardato e gli ho chiesto:
"Tu che sei un ballerino, ti svegli dolorante dopo una giornata con due spettacoli?"
"Sì", ha detto.
"È grave che io che sono un presentatore mi alzi pieno di dolori anche io?".
Abbiamo ancora uno spettacolo qui a Rosemont prima di iniziare la nostra parte più fredda del tour, prima in Minnesota e poi di nuovo in Canada. È uno spettacolo delle 13 (di solito sono alle 2 o anche alle 3, o dovrei dire le 15, in Europa). Quindi facciamo tutto prima: il pranzo diventa lo spuntino di mezza mattina, per esempio; e poi torniamo presto dopo lo spettacolo, facciamo le valigie e trascorriamo una serata tranquilla a goderci il nostro bell'hotel.
Spero che passiate tutti un ottimo fine settimana. E se venite a trovarci a Rosemont, assicuratevi di aver controllato l'ora di inizio sul biglietto. Ci vediamo lì!
15 febbraio
Tra due spettacoli al Rosemont Theatre, la ballerina Liz Lu (sulla cui bellezza del nome non si può non essere d'accordo) ha accettato di fare stretching nel mezzo del palco in modo che la ballerina Ben Chen potesse farle questa foto. Questa tecnica è chiamata "back leg hold",ban-zi-jin-guan (搬紫金冠) in cinese.
14 febbraio
Spero che tutti stiate al caldo. Stamattina presto c'erano -3 gradi Fahrenheit (-19 Celsius), e sembra che molti in tutto il Nord America abbiano dovuto fare i conti con lo stesso freddo. Non era troppo ventoso (a Rosemont, siamo ancora a 18 miglia da Chicago), e la cosa bella di passare la maggior parte della giornata in teatro è che non si nota molto il tempo fuori.
Apprezziamo, tuttavia, lo sforzo che i membri del pubblico fanno per sfidare il freddo, la neve e il traffico dell'ora di punta per venire a trovarci.
L'abbiamo visto con il pubblico qui a Rosemont, e l'abbiamo visto la settimana scorsa a Indianapolis, quando le coppie si tenevano per mano, slittando in un parcheggio ghiacciato mentre dei fiocchi di neve delle dimensioni di cornflakes cadevano fitti.
E questo mi ricorda una cosa di Filadelfia.
Era un pomeriggio di giorno feriale nel 2018 e ci esibivamo in centro, al Merriam Theater. Fuori faceva freddo, molto freddo. Il ghiaccio del gennaio di Philadelphia ricopriva il terreno. All'interno, ci stavamo scaldando per la performance. Io mi stavo sistemando l’abito. I musicisti andavano su e giù per le sale e le scale del piccolo backstage. I ballerini facevano stretching, saltavano e si davano un po’ da fare. Poi, all’improvviso, è scattato l'allarme antincendio.
"Cos'è quello, è un allarme antincendio?" Ho chiesto al direttore d'orchestra gridando sopra un misto di corno e trombone. Non era comunque scioccante quanto l'allarme antincendio delle cinque del mattino nel nostro hotel grattacielo della Gold Coast in Australia prima di una giornata con due spettacoli, ma questa è un'altra storia. Quindi, siamo usciti.
Fuori, nel piccolo vicolo che conduce alla porta del palcoscenico, alcuni ballerini e musicisti si erano già riuniti. Forse perché pensavamo che sarebbero bastati un paio di minuti, o forse perché eravamo tutti così ben addestrati dalla scuola elementare a scattare subito, sta di fatto che nessuno si era coperto bene. I ballerini erano nelle loro tutine sottili e gli archi si scaldavano le mani col fiato. Tutta la compagnia, già truccata, rimase a gelare per quasi un'ora.
Ma dietro l'angolo, si stava formando un'altra fila: quella del nostro pubblico. Essendo una matinée di giorno feriale, erano per lo più pensionati: si vedeva una fila di teste bianche che si estendevano dall'ingresso del teatro, oltre il nostro vicolo e fino all’isolato successivo lungo Broad Street.
Li guardai per un po'. Nessuno si tremava e nessuno se ne andò. Si fermarono lì sotto sotto un clima gelido. Erano tutti dei duri cittadini di Philadelphia? venuti su come Rocky Balboa, bevendo uova crude prima dell'alba e prendendo a pugni i quarti di bue nei congelatori prima di fare flessioni con un braccio?
Dopo un bel po’ dopo l’orario di inizio dello spettacolo, l'allarme - che poi si scoprì non essersi nemmeno attivato nel teatro ma in un edificio collegato - alla fine si spense e ci fu permesso di rientrare.
Tutta la compagnia disse all’unisono: "Allora, dove eravamo rimasti"? Non abbiamo avuto esperienza di preparazione con venti minuti di ritardo rispetto all’inizio dello spettacolo (a meno di non contare quei sogni, che tutti facciamo, in cui lo spettacolo è già iniziato e non riesci a trovare le tue scarpe o lo strumento o il costume o il teatro).
Pensavamo di avere circa 15 minuti, visto che anche il pubblico doveva entrare. Quindi i ballerini si scaldarono rapidamente. I musicisti indossarono i loro papillon e continuarono a scaldarsi le mani col fiato. Circa 10 minuti dopo, prendevo il microfono:
“Signore e signori, la performance inizierà tra pochi istanti. Grazie infinite per essere rimasti con noi". E dicevo sul serio.
Tutte quelle teste bianche che si gelavano fuori entrarono. Non c'era un posto vuoto.
Ero molto colpito, e grato di avere un pubblico così.
13 febbraio
"Palco buio fino alle 18 di domani".
"Palco buio fino alle 12,30".
"Palco buio dalle 5 alle 6".
Il direttore di scena ci invia questi messaggi praticamente ogni giorno. Che cos'è un palcoscenico buio?
Fondamentalmente è un momento in cui non ti è permesso usare il palco per nessun motivo. Non puoi farci sopra stretching. Non puoi ballarci. Non è possibile entrare nella fossa per suonare. Non è possibile mettere il nastro sul pavimento Marley, né stringere i supporti, né spostare i pesi né regolare la tenda. È proibito attraversare un palcoscenico buio, come pure starnutirci o anche solo battergli ciglio vicino. Non mettere nei guai l'intera compagnia!
Mi sono preso un enorme rischio personale per scattare questa foto clandestina del palcoscenico buio del Rosemont Theatre. Ma non verrò scoperto, perché tanto questo blog non lo legge nessuno.
Comunque, c’è una ragione per un palcoscenico buio. Il palcoscenico può essere un posto pericoloso: potresti inciampare in qualcosa e romperti una gamba o cadere nella fossa e atterrare sul timpano. E se capita, è meglio che non sia quando il palco è buio e non c’è nessuno da far ridere.
12 febbraio
Giorno di preparazione a Rosemont, Illinois, appena fuori Chicago. Ho trascorso gran parte della giornata a teatro, preparando una tirata di cinque spettacoli. Ecco il nostro direttore di produzione, Mark Abbott, durante un raro solitario momento sul palco (foto per gentile concessione del ballerino Ben Chen):
11 febbraio
A caccia di miti: cosa riusciamo a sentire, parte II
Ora, non vogliamo che diventiate troppo consapevoli di voi stessi quando venite a vedere le nostre esibizioni o qualsiasi altra. Come potete vedere dal post di ieri, mi piacciono molto le vostre reazioni spontanee, e lo stesso vale per i ballerini. E queste reazioni vanno dalla risata allo shock, dalla sorpresa alle lacrime, fino all’applauso esplosivo.
Indovina però! Se sei seduto in prima fila, sei molto vicino agli artisti. E oltre ai ballerini sul palco, appena dietro a quella ringhiera, nella fossa, ci sono delle persone. Si chiamano musicisti, e come dei Transformer, con i loro poter combinati formano un’orchestra. Sono solo a pochi metri di distanza, e hanno buone orecchie.
Per cui, in primo luogo, alcune regole della casa che dovrebbero essere ovvie, ma come a volte succede per il codice di abbigliamento, non sempre sono ovvie. I nostri membri dell’orchestra vi chiedono gentilmente di non:
• Appendere la giacca sulla ringhiera della fossa
• Commentare a voce alta proprio nell’orecchio del direttore d’orchestra
• Appoggiare i nachos sulla ringhiera, accanto alla sezione delle percussioni (e poi perché i teatri servono i nachos?)
• Appoggiare le bottiglie di plastica, col tappo o senza, o i bicchieri di vino sopra la ringhiera
• Far cadere niente nella fossa
Questo dovrebbe essere ovvio, giusto?
Bene, ora viene la parte principale. Ecco una piccola raccolta di quello che i membri dell’orchestra vedono e sentono dal pubblico:
• I musicisti spesso notano i membri del pubblico con dei vestiti particolarmente belli seduti in prima fila: kimono e trucco tradizionale tipico del Giappone, hanbok in stile coreano, giovani ragazzi con il farfallino e ragazze con il diadema. Una signora con un enorme, davvero enorme, capigliatura afro.
• Un bambino che muoveva le braccia per imitare le mosse degli artisti marziali sul palco.
• Alcuni membri dell’orchestra hanno notato delle persone nel pubblico che si asciugavano le lacrime durante la danza “Eleganza Eterna” di quest’anno.
• Il bassista Juraj Kukan afferma che la parte preferita dell’esibizione è la scena di apertura, quando si alza il sipario e il pubblico viene completamente sorpreso. I volti lo mostrano all’unisono, insieme a un sussulto udibile. Juraj è piuttosto alto e per suonare si alza in piedi, quindi ha un’ottima visione del pubblico. La maggior parte dei musicisti però può solo ascoltare.
• “Oh, superman!” ha esclamato un membro del pubblico durante una delle scene magiche di quest’anno.
• Un cane guida abbaiava solo durante gli applausi.
• Ad Austin, Texas, dopo che il pubblico ha imparato a dire “wo-ai-shen-yun” un membro del pubblico ha aggiunto: “YEE-HAW!”
• Durante la danza di quest’anno “Il Flauto Miracoloso” alcuni membri del pubblico hanno detto: “Oh, sì!” e “Vai a prenderlo!” (Se avete visto la danza, capirete).
• A San Paolo, in Brasile, quando il tenore TIan Ge ha iniziato a cantare ed è apparso il testo sullo schermo, un membro del pubblico si è chinato verso la signora accanto a lui e le ha iniziato a leggere il testo.
• “Oh, guarda, un’orchestra interamente asiatica. Aspetta, non è vero lascia stare”.
• “Guarda mamma! Ci sono i violini, quelli grandi e quelli ANCORA PIU’ grandi!”
Oh, un’ultima annotazione. Se, in un momento di estasi musicale, la bacchetta del direttore dovesse lasciare la sua mano, volare in aria e atterrare su di voi, restituitela per favore. Non potete tenerla come souvenir.
10 febbraio
Quando sono sul palco, col microfono in mano, mi piace sentire come se stessi parlando alle persone. E ovviamente è così, di solito 2000 persone alla volta. Ma a volte, con i riflettori in faccia e una sala particolarmente silenziosa, bisogna un attimo convincersi che là fuori ci siano effettivamente degli esseri umani: padri, madri, zie, zii, nonni, bambini, amministratori delegati, artisti, presentatori della TV, uscieri e un tecnico del suono. Altre volte, ci sono quelle sale così intime che puoi sentire ogni mormorio del pubblico. Quelle sono le mie preferite.
Indianapolis aveva una sala così. Anche Baltimore e Fort Worth. Potevo sentire “mi scusi” mentre cercavi il tuo posto. Potevo sentirti tossire, starnutire, o schiarirti la gola. Se sei un bimbo che fa i capricci, posso ancora sentirti piagnucolare dopo che tua mamma ti ha portato nel foyer per una pausa. Posso sentire il tappo della tua bottiglietta d’acqua cadere per terra e il tuo pacchetto di fazzoletti aprirsi. Se sei seduto in prima fila, posso sentirti pensare.
E non c’è niente come il poter ascoltare le sottili reazioni del pubblico. C’è ovviamente l’impeto creato da una bella battuta: quel momento di suspense appena prima, e poi l’incredibile reazione del pubblico. Le reazioni sottili, tuttavia, sono in qualche modo ancora più soddisfacenti perché in quei momenti è come se fossi stato in grado di catturare l’immagine di qualcuno.
Due stagioni fa avevamo una danza chiamata “Devozione” (寒窑). Abbiamo introdotto la storia: una debuttante raggiunge l’età del matrimonio; invece di scegliere uno dei ricchi pretendenti si innamora di un uomo di buon cuore ma di umili origini. Suo padre è indignato e la bandisce dalla famiglia. Gli sposi vengono lasciati poveri e soli, e vivono in una grotta fredda. Poi, la giovane coppia viene separata quando il marito deve andare in guerra. Così, la moglie “attende con impazienza il suo ritorno… per 18 anni”.
In quel momento, a colpo sicuro, potevo sentire qualche rantolo partire dalla sola, e ogni tanto anche qualche “oh mio dio”. Erano tutti pronti a guardare la danza.
Qui a Indianapolis, sembrava avessimo quasi un dialogo. Io dicevo: “La danza classica cinese ha una storia di migliaia di anni.” Qualcuno dal pubblico: “Hmm”. Pochi minuti dopo, io: “Sfortunatamente, non è possibile vedere questo spettacolo in Cina.” Qualcun altro: “Oh wow”. Dopo, altre ancora di queste interazioni, principalmente “hmm” e “ahh”, e poi risate e sghignazzi vari, e altre cose divertenti.
Poi, abbiamo deciso di insegnare al pubblico come dire in cinese “Io amo Shen Yun”. Così, spieghiamo come pronunciarlo e subito dopo arriva il momento della verità. Diciamo “wo-ai-shen-yun”, e a questo punto, 1000 volte su 1000 il pubblico dice la stessa cosa. E questa volta uguale, solo che un uomo, dopo aver aspettato qualche secondo, ha detto: “wo-ai-ni!”
Il che significa: “Ti amo”.
Era per me? Non credo. Forse per la mia collega, Alice? Forse, m’immagino. O magari per tutta la compagnia? O è stato semplicemente un momento dove, “Ehi, io so dire questo, che è simile e divertente.” E in effetti, è stato molto divertente.
Così, qualche secondo di silenzio dopo, stavo risolvendo un problema di matematica nella mia testa: quante altre persone del pubblico sanno ciò che ha detto quest’uomo? Probabilmente, più della maggioranza, tenendo conto di una deviazione standard dalla media, diciamo il 67% avrebbe risposto con: “grazie, ti amo anch’io” o “wo-ye-ai-ni”, oppure “wo-men-ye-ai-ni”, o ancora “per chi era quello?” o magari “Alice, era per te”). Vediamo… 2500 persone, sottraggo un 5% di cinesi, diviso per l’Indiana…
Alla fine, ho deciso di optare per la nostra solita risposta, il che è andata molto bene, e ho lasciato che l’interscambio affettuoso dell’uomo svanisse nel multiverso etereo del teatro, anche se è stato registrato nel cyberspazio per l’eternità.
9 febbraio
Come fanno i ballerini a diventare così snodati? Nascono semplicemente in quel modo? Oppure si allenano fin da piccoli?
Ebbene, questi ballerini che vedi allungare i piedi fin sopra alla testa, saltando in delle spaccate perfette, facendo ruotare la gamba intorno a tutto il corpo e così via, lavorano molto, molto duramente.
Ebbene, questi ballerini che vedi allungare i piedi fin sopra alla testa, saltando in delle spaccate perfette, facendo ruotare la gamba intorno a tutto il corpo e così via, lavorano molto, molto duramente.
Persino adesso che sono ballerini professionali che si esibiscono ogni giorno con grande flessibilità, non solo la mantengono, ma si impegnano di aumentare costantemente la propria estensione.
Quando fare una spaccata frontale non è più un problema, si aggiunge un cuscino da yoga per aumentare l’angolo. Poi un altro. E poi un altro cuscino ancora. E così via.
In questa foto, scattata dalla proiezionista Regina Dong, le ballerine (a partire da Yoriya Kikukawa, Pamela Du e Cheney Wu) fanno stretching nella hall dell'Overture Center for the Arts di Madison.
8 febbraio
Buona Festa della Lanterna!
Oggi si concludono le festività del Capodanno cinese. La Festa della Lanterna cade il quindicesimo giorno del primo mese lunare. In cinese è si dice yuan-xiao-jie. Jie significa vacanza, mentre yuan-xiao significa “prima notte”, ma si traduce anche con “dolci palline di riso glutinoso”.
Queste palline sono anche chiamate tang-yuan (che si traduce in “zuppa rotonda”), ma ci sono alcuni cinesi che insistono con il dire che ci sia una grande differenza tra i due. Quindi fate molta attenzione a scambiarli l’uno con l’altro o altrimenti preparatevi ad essere istruiti sulle fondamentali sfumature di come si fanno delle palline di riso glutinoso ripiene (se volete scendere in questa tana del coniglio, date un’occhiata a questo blog taiwanese. È in cinese. Nel sito affermano: “Se scambi erroneamente gli yuan-xiao con i tang-yuan, stai commettendo l’errore degli errori!”)
Ciò che è chiaro, invece, è che le palline rotonde simboleggiano l’unità della famiglia e un desiderio per un anno sereno e pacifico.
E, naturalmente, i presentatori locali ne hanno preparato alcuni per farci godere la nostra ultima serata qui a Indianapolis. Ecco il violinista James Hwang che se ne gode uno.
Durante la Festa della Lanterna spesso si è anche soliti fare una passeggiata notturna così da potersi godere le lanterne colorate che decorano le case (un po’ come andare a fare un giro in macchina per vedere le luci di Natale) e, questo soprattutto per i bambini, cercare di risolvere gli indovinelli appesi alle lanterne.
Durante la Festa della Lanterna spesso si è anche soliti fare una passeggiata notturna così da potersi godere le lanterne colorate che decorano le case (un po’ come andare a fare un giro in macchina per vedere le luci di Natale) e, questo soprattutto per i bambini, cercare di risolvere gli indovinelli appesi alle lanterne.
Tornando a casa nel nostro quartier generale di New York, i nostri edifici in legno nello stile della dinastia Tang sono decorati con dozzine di lanterne luminose, alte quasi un metro ciascuna. Sono di color rosa, viola, giallo e verde. Quelli di noi che erano a casa durante questa festa, potranno ricordare del calore giocoso delle lanterne, tra notti fresche e limpide e colline innevate.
Quelli sono momenti in cui vuoi solo fermarti, guardare le stelle e goderti il bellissimo suono della quiete.
Per ulteriori informazioni su questa festività, potete leggere La storia dell’umile lanterna.
7 febbraio
Si è appena conclusa una lunga, lunga giornata qui al vecchio centro nazionale di Indianapolis, nel Murat Theatre. È un luogo davvero unico, diverso da qualsiasi teatro abbia mai visto prima, con un tema egiziano preponderante e dal tono quasi spettrale.
Le banchine del carico e scarico sono ben nascoste, dato che sono dipinte per far parte dei murales che decorano l’intero edificio.
Le porte della banchina si aprono entrando nella parte posteriore del palco, il che significa che questa mattina il palco era a contatto con i -2° esterni per buona parte del montaggio. Per fortuna, c’è uno Starbucks nelle vicinanze.
Il vecchio centro nazionale ha affisso un bellissimo cartello: “Benvenuto Shen Yun 2020” e, da quello che ho capito, i biglietti per le nostre tre esibizioni in questo teatro da 2500 posti sono tutti esauriti. Avremo due spettacoli domani, e uno domenica.
6 febbraio
Cosa sarebbe una visita nel Wisconsin senza il formaggio?
Il Wisconsin è il più grande stato produttore di formaggio negli Stati Uniti ed ospita tanti caseifici, le catene “Mars Cheese Castle” e i fan “Testa di Formaggio”; persino le cime di rapa lo sanno.
Per un po’ le nostre visite a Milwaukee e a Madison sono state piuttosto tranquille dal punto di vista del formaggio; a dire il vero erano abbastanza a corto di formaggio, se non contiamo le battute dei nostri presentatori durante gli spettacoli (allusione a battute “cheesy” in inglese, ndt).
Prendiamo Kirk. Kirk è uno dei migliori macchinisti che mai potrai conoscere. Abbiamo speso un bel po’ di tempo insieme per allestire il palco martedì mattina. Poi, prima del nostro spettacolo di ieri, mi ha preso da parte e mi ha detto che aveva qualcosa per me. È venuto fuori con… un sacchetto pieno di formaggio. Cagliata di formaggio, per essere precisi. Anzi, ancora meglio, un premio di allitterazione animale: la “Cagliata di Formaggio Cheddar Bucky Badger Combo”.
Oggi, mentre guidavamo attraverso la neve da Madison a Indianapolis, ho aperto il sacchetto e mi sono goduto le cagliate gommose, elastiche ed incredibilmente divertenti condividendole con tutti quelli sull’autobus.
Grazie Kirk! Spero di poterti rincontrare presto a Madison!
5 febbraio
Oggi ci sarà la seconda delle nostre due esibizioni a Madison, nel Wisconsin. Abbiamo parlato di come l’Overture Center for the Arts sia simile ad alcuni teatri in Giappone e Korea: probabilmente ha a che fare con gli interni in legno e le fodere grigio-bluastre nella sala, combinate alle finestre presenti piano dopo piano nell’atrio principale.
Nel foyer, il ballerino Ben Chen ha fatto questa foto ad alcuni ballerini durante gli allenamenti giornalieri. Da sinistra: Shawn Ren, Antony Kuo, Bill Hsiung, Teo Yin (nascosto), e Jun Liang.
E infine, abbiamo notizie da un altro gruppo. Siamo molto eccitati per il debutto di Shen Yun in Peru! Fresca della prima esibizione in Brasile a San Paulo, la Shen Yun International Company è appena arrivata a Lima. I ballerini Jeff Chuang, Alvin Song, e Tony Xue condividono alcune delle loro foto qui in basso:
Per ora i resoconti dal Sud America dicono che il cibo e il clima sono fantastici. Non vediamo l’ora di sapere come sono andate le esibizioni!
4 febbraio
Se seguite regolarmente questo blog, saprete che di solito condivido il camerino con il nostro direttore d’orchestra, Milen Nachev, che è originario della Bulgaria. L’altro giorno, Milen mi ha parlato con entusiasmo di una recensione di una delle nostre esibizioni in Italia, da parte di una sua compatriota e anche una delle soprano più famose del mondo: Raina Kabaivanska. Ha cantanto con Luciano Pavarotti e Plácido Domingo. C’è chi la considera la migliore Tosca nell’opera di Giacomo Puccini di sempre.
Nel pomeriggio del 19 gennaio, la sig.a Kabaivanska ha guardato Shen Yun al meraviglioso Teatro Comunale di Modena, anche conosciuto come Teatro Comunale Luciano Pavarotti.
Dopo l’esibizione, Kabaivanska si è fatta intervistare dal nostro media partner NTD. Ecco cosa ha detto. Potete anche vederla e ascoltarla parlare in un bellissimo italiano qui:
“È una magia! Esco veramente da una magia di colori, armonie e perfezione. Devo dire che nella mia vita ho visto molti spettacoli e balletti, ma tanta professionalità, veramente, è rara. Direi come se ci fosse uno spirito su questa compagnia, e questo spirito guida questi meravigliosi artisti. Sono proprio felice di esserci stata e di aver preso parte a questa magia… Vedere lo spirito di una Cina antica che rinasce è una grande scoperta per me e dico grazie agli organizzatori.”
3 febbraio
Capita ogni tanto che qualcuno condivida con me una recensione dello spettacolo che gli è piaciuta particolarmente. Il nostro web designer me ne ha mandata una, e ho pensato che fosse così bella da volerla condividere anche con voi.
Arriva da Londra, dove si è esibita la Shen Yun International Company, ed è un’intervista dell’attrice britannica Dannielle Gostling. Potete vedere il video sul sito di NTD (anche se la pagina è in cinese, potete comunque cliccare sul video in cima alla pagina per vederlo). Dannielle parla in inglese e compare al minuto 00:22. Ecco il link:
https://www.ntdtv.com/b5/2020/01/26/a102761560.html
Qui una citazione dell’attrice, in caso non vogliate ancora lasciare il blog:
“Ho pensato che fosse incredibilmente profondo e incredibilmente importante e ho pensato al coraggio che ci vuole per utilizzare le proprie abilità, la propria maestria e la propria qualità artistica per dare un messaggio così importante.”
Però davvero, vi suggerisco di guardare il video. È molto toccante, e anche molto “British”.
2 febbraio
Il blog di oggi è un po’ di prosa, concessa gentilmente dal musicista Steven Louie:
Il lamento di battaglia di ogni guerriero riecheggia nelle sale in silenzio.
Ogni guerriero si prepara meticolosamente per il feroce scontro dal quale potrebbe non tornare indietro.
Vengono limati.
Le cinghie strette, pronti per quello che verrà.
Non sono tutti uguali.
Alcuni sono vecchi; altri giovani. Alcuni sono grossi; altri più leggeri.
Ma non importa l’apparenza, sono tutti pronti a combattere.
Aspettando pazientemente in posizione, per il momento giusto.
Sono veramente pronti?
Potrà il freddo pungente fino alle ossa farli tremare?
Potrà il calore rovente farli sudare?
Ce la potranno fare?
La verità è che nessuno di loro è pronto al cento per cento.
Solo le prove e le tribolazioni della battaglia sapranno dire.
Con un ultimo grido di battaglia, si lanciano nella lotta.
Con un Generale brillante, la vittoria arriverà.
* * *
Steven sta parlando ovviamente delle sue ance per fagotto.
Gli ho chiesto quante ore impiega nel prepararle. Mi ha risposto dicendo che spende 4 ore al giorno, ogni giorno, da luglio a dicembre, per preparare le ance in vista del tour successivo.
Ecco un messaggio di Steven scritto per gli altri fiati che potrebbero sentirsi sul punto di impazzire nel seguire questa routine.
Ai miei alleati suonatori d’ancia:
Potranno essere cattivi,
Potranno essere buoni.
Semplicemente fai del tuo meglio,
Semplicemente fai ciò che devi.
1° febbraio
Nella nostra compagnia le persone stanno seguendo molto da vicino la tragica e allarmante notizia del coronavirus, indipendentemente dal fatto che abbiano famiglia in Cina oppure no. Nel frattempo, stiamo iniziando a vedere l’impatto che ha qui, per quanto non sia quello che potreste credere.
Abbiamo visto che ancora molte persone ritengono che Shen Yun venga dalla Cina. E quindi hanno iniziato a chiamare i teatri e i sistemi di biglietteria per vedere se le esibizioni si sarebbero tenute luogo comunque. Così abbiamo deciso di rilasciare un comunicato stampa per discuterne. Ecco qui la prima parte, con un link per poter leggere la versione completa:
Con l’incrementarsi della preoccupazione pubblica riguardo al Coronavirus, alcune persone nel pubblico hanno chiesto se lo spettacolo fosse ancora in programma. Ecco una buona notizia per la nostra audience: Shen Yun non arriva dalla Cina e le esibizioni proseguiranno come da programma. Non è stato cancellato neanche un singolo spettacolo.
Shen Yun ha sede a New York, non in Cina. Gli artisti non sono stati in Cina per anni, non hanno avuto contatti recenti con persone dalla Cina e, di fatto, a Shen Yun non è nemmeno permesso di esibirsi in Cina.
31 gennaio
Vi ricordate che vi ho parlato di come ogni Capodanno cinese i nostri telefoni vengono bombardati da saluti di ogni tipo (vedi il post del 24 gennaio)? Beh, non so se sia perché il topo dello zodiaco di quest'anno non è interessante o, più probabilmente, perché le persone seguono da vicino le notizie dalla Cina e non si sentono particolarmente in vena di far festa, ma questo è stato il Capodanno cinese più silenzioso della storia recente.
Ho ricevuto un messaggio con un gioco di parole tradizionale. I cinesi amano le parole che suonano esattamente allo stesso modo ma significano cose diverse.
La parola cinese per topo o ratto (鼠) è pronunciata shǔ. Questo è anche il modo in cui si dice "contare" (數), così come "innumerevoli" o "incalcolabili".
E così un mio amico ha usato questo gioco di parole per il seguente augurio di capodanno:
“Auguri a te e alla tua famiglia di:
Innumerevoli (topi senza fine) felicità!
Innumerevoli (topi senza fine) guadagni!
Innumerevoli (topi senza fine) benedizioni!
Innumerevole (topi senza fine) salute!
Innumerevole (topi senza fine) pace!”
Ed ecco le pochissime immagini che ho ricevuto:
30 gennaio
Sono appena arrivato al nostro hotel a Milwaukee e sono felice di annunciare che non è il Pfister Hotel e nemmeno l'Ambassador. Ci sono una manciata di hotel a Milwaukee che sono notoriamente infestati da fantasmi, e abbiamo diverse persone nella compagnia che possono testimoniare.
Alcuni anni fa, una delle nostre compagnie è stata alloggiata in uno di questi hotel. Un soprano e un membro della produzione che condividevano una stanza furono svegliati nel mezzo della notte da passi e ombre che si muovevano nella stanza. Luci accese e spente. Le solite cose.
Il Pfister Hotel è in famoso tra i giocatori di baseball, dato che le squadre della Major League erano solite alloggiarvi quando giocavano contro i Milwaukee Brewers. Un sito web ha raccolto alcune lamentele dei giocatori sull'attività paranormale. Eccone una di un sex campione dei Washington Nationals:
“Ho posato un paio di jeans e una camicia su quel tavolo ai piedi del letto. Quando mi sono svegliato la mattina (giuro) i vestiti erano sul pavimento e il tavolo era sul lato opposto della stanza".
Ed ecco una storia da un altro sito Web :
“Un uomo, durante la sua prima notte in hotel, ha sperimentato enorme attività: ha dichiarato di avere problemi con il telefono quando ha chiamato il servizio in camera, c'era elettricità statica e il telefono era sempre isolato. Poi sentì bussare alla porta, e presumeva fosse il suo servizio in camera, ma in realtà fuori non c'era nessuno.
“A quanto pare non c'erano bambini e solo altre tre persone che stavano su quel piano. Poi successero cose progressivamente sempre più strane: la sua borsa da toilette in bagno era stata svuotata e gli erano oggetti sparsi per tutto il pavimento. I vestiti che aveva preparato per il giorno successivo gli furono lanciati addosso nel cuore della notte. Poi l’uomo vide un’ombra in fondo al suo letto. La figura continuava a spingerlo giù e ridere. Quando era sul punto di andarsene, gli fu data un'altra stanza dove non accadde nulla di insolito".
Il nostro hotel è bello nuovo, nessuna storia di omicidi, incendi o niente del genere. Solo caffè appena fatto nella hall, una palestra pulita e molte prese per carica batterie.
Alcuni anni fa, mentre ci esibivamo a Long Beach, in California, abbiamo dormito nello storico Queen Mary, un ex transatlantico britannico trasformato in hotel; e anche se le stanze erano piccole, dormire a bordo di una nave e passeggiare sul ponte era come godersi una crociera ma senza il mal di mare e stando fermi. Troppo bello!
Anche lì si diceva che la nave fosse infestata da fantasmi, a seguito di una catastrofica collisione con una delle sue navi scorta durante la Seconda Guerra Mondiale. E l’albergo è nella lista dei primi 10 luoghi infestati dai fantasmi.
Ricordo che i nostri ballerini si sono divertiti. Alcuni pensavano di aver visto qualcosa. Ad altri non interessava. Ma hanno fatto un video molto divertente con lenzuola e strani incontri nei corridoi. L'ultima volta che siamo stati a Long Beach siamo stati in un altro hotel, più nuovo.
29 gennaio
Io adoro lavorare con la musica classica, e voi? Qui siamo nella sala verde nel backstage della Evansville Old National Events Plaza. Da sinistra: Gustavo Briceño, Ian Chung, Chungyi Chen e Paulina Mazurkiewicz. La violoncellista era dispersa, ma è stata una gran prova lo stesso!
28 gennaio
Abbiamo appena suonato per la prima volta qui a Evansville, nell’Indiana.
Evansville è, tra le altre cose, famosa per le riprese del film sul baseball “Ragazze vincenti”. Okay, allora a quest punto tutti quelli che mi conoscono iniziano ad alzare gli occhi al cielo e temendo che questo sia un blog di baseball. No, questo non è il blog in cui ti dico che ho incontrato mia moglie giocando a baseball e che questo era il suo film preferito. Quindi non te lo dirò.
Sulla sponda settentrionale del fiume Ohio, Evansville fa parte di una regione a tre Stati che comprende Indiana, Kentucky e Illinois. È come il nostro Tri-State lungo il fiume Delaware a New York, dove puoi lavorare a New York durante il giorno, fare benzina nel New Jersey e poi cenare in Pennsylvania.
Una cosa che si nota subito (scusate, ho detto che questo è un blog di baseball) è che, come posso dirlo senza sembrare di stare facendo generalizzazioni stereotipate, le persone qui sono carine.
Sono davvero carini. L'ho notato già dai primi minuti nella hall dell'hotel, quando tre diversi membri del personale sono venuti ad accoglierci con calore. E l'ho notato di nuovo oggi, in occasione di un'intervista alla stazione locale della NBC. Mentre aspettavamo il nostro momento – eravamo stati messi tra gli scolari elementari che parlavano dei loro progetti di beneficenza e lo sceriffo della città – vedevamo che tutti si stringevano la mano con tutti, si interessavano sinceramente al motivo per cui la persona con cui parlavano era lì e si salutavano con altrettanto sincero calore. Poi il conduttore della trasmissione TV, un’icona locale di nome Mike Blake, mi ha dato una stretta di mano calorosissima e amichevole e ha chiacchierato con me il più possibile durante le pause pubblicitarie. Si tratta di una leggenda locale – va in onda cinque giorni alla settimana da 40 anni – eppure non riesco a pensare a un’altra volta in cui un conduttore televisivo ce l’abbia messa tutta in quel modo pur di mettermi a mio agio.
E anche con il pubblico quando, durante la chiamata alla ribalta alla fine dello spettacolo, i membri del pubblico qui si alzano per stringere la mano al direttore dell’orchestra e mandare dei baci agli artisti.
È una di quelle cose che forse normalmente non ci accorgiamo che mancano, poiché trascorriamo la maggior parte del nostro tempo in grandi città frenetiche. Poi quando lo vedi ti colpisce: “Ecco! Forse è proprio così che dovrebbero essere le relazioni umane”.
27 gennaio
Il capodanno cinese è un momento per pensare alla famiglia. E oggi, in una stazione di servizio nel mezzo bel dell'Ohio, i mac-n-cheese (i “macaroni” al formaggio tipici americani, ndt) mi hanno fatto pensare anche a questo.
Essendo io cresciuto in Israele negli anni '80, bramavo sempre per alcuni dei cibi che avevo assaggiato quando andavo in America. La mia povera nonna, che era californiana, ci visitava forse una volta all'anno e veniva sempre con due valigie: una per i suoi vestiti e una piena di cibi americani che non potevamo trovare in Israele: Lucky Charms, marshmallow, Charleston Chews, taco shells e scatole di mac-n-cheese
Quelle scatole di macaroni Kraft saranno costate 25 o 30 centesimi l’una, ma per noi erano preziose e le conservavamo per i compleanni e altre occasioni speciali. Così oggi, mentre stavo fuori da una stazione di servizio a mangiare una scatola di mac-n-cheese caldo dandolo un po' per scontato, ho pensato a come facciamo tesoro delle cose quando sono scarse e come facciamo tesoro delle cose una volta che non ci sono più.
Il che mi riporta al nuovo anno cinese. L'immagine qui sotto, pubblicata sulla pagina Facebook di Shen Yun, ha fatto commuovere qualcuno nel mio gruppo.
È solo una graziosa immagine di una famiglia riunita attorno al tavolo per il nuovo anno, tre generazioni felici che si godono la reciproca compagnia. Ma per questa persona, l'immagine ha suscitato la memoria di momenti passati per sempre.
Questa è una realtà per molti dei miei amici e colleghi. Ed è un tipo di persecuzione che non farà mai notizia ("ballerina non può unirsi alla famiglia per il capodanno cinese", "Violoncellista non è autorizzato a partecipare al matrimonio della figlia") ma che colpisce chi ci è più vicino.
Alcuni anni fa, ad una degli artisti con cui ero in tour morì improvvisamente il padre in Cina. Era particolarmente legata a lui, più di chiunque altro al mondo ma non lo vedeva da anni; erano separati perché, come praticante del Falun Gong e membro di Shen Yun, lei non poteva tornare in Cina. Se fosse tornata, sarebbe stata senz’altro arrestata e interrogata, se non peggio. E quindi nemmeno poté tornare per il funerale.
La Cina oggi può sembrare molto aperta e avanzata. Ma quelli che urtano in qualche modo il regime comunista cinese, a volte semplicemente meditando in un parco o distribuendo un volantino, provano sulla loro pelle l'ira di una dittatura in piena regola.
Forse questa doppia realtà può essere paragonata alla Germania Occidentale e alla Germania Orientale di un tempo. Certi, fino a quando non provano come è realmente il regime, vivono in “Germania Ovest”, nel mondo libero: vanno su ciò che pensano sia Internet, viaggiano all'estero, stanno con la famiglia, fanno shopping e vivono nel quotidiano che facciamo tutti.
Ma, se vivi dall'altra parte del muro – e magari nemmeno sai come ci sei finito, ma è stato per qualcosa che hai fatto: forse perché ti sei unito a un gruppo di artisti che non piace al regime – allora hai le spie della Stasi che ti seguono ovunque, ascoltano le tue conversazioni telefoniche, hackerano la tua e-mail, tengono fascicoli con dentro ogni tua mossa e minacciano la tua famiglia e i tuoi amici perché stiano alla larga da te. E, se sei fuggito dal lato est al lato ovest, tornare indietro per le vacanze non è possibile.
In Shen Yun abbiamo una ballerina il cui padre è stato arrestato e torturato a morte; poi il suo corpo buttato in un fossato. Lei aveva 15 mesi. Abbiamo un altro ballerino il cui padre è stato prigioniero di coscienza per 12 anni. Abbiamo un musicista che quasi è morto di fame e ha visto "teste fracassate come angurie" durante la Rivoluzione Culturale di Mao. E questi sono solo alcuni fra i tanti.
In confronto a tutto questo, credo, il solo fatto di non riuscire a vedere tuo padre un'ultima volta o di riunirti ai tuoi nonni anziani per le vacanze potrebbe non sembrare grave. Ma per molti dei nostri artisti cinesi, in questo periodo dell'anno è ancora qualcosa che fa male.
26 gennaio
Abbiamo finalmente portato a termine la nostra serie di 10 spettacoli a Detroit. Il pubblico qui era straordinariamente entusiasta. E, come promesso, ecco alcune foto della bellissima Detroit Opera House, per gentile concessione del violinista Will Zhou (che, come ricorderete, è noto anche per le sue doti di pilota di kart, vedi 21 gennaio):
25 gennaio
Pianificazione. Sono solo io o sta diventando sempre più difficile far sì che due persone attraversino i percorsi lungo il continuum spazio-temporale in una sorta di modalità pre-pianificata?
Ho un amico a Detroit che lavora a 10 minuti dal teatro. Abbiamo cercato di incontrarci da quando sono arrivato qui e ogni giorno succede qualcosa. Ed ecco un esempio anche migliore: un'intervista a Shen Yun che abbiamo cercato di programmare.
A volte durante il tour facciamo interviste, di solito talk show mattutini, oppure per telefono a delle emittenti radio. Le radio sono le mie preferite: non devi truccarti né andare da nessuna parte, e non devi vestirti. Ancora più importante, non devi parlare a frasi a effetto (TV) né temere che il giornalista (giornale) ricordi male le tue parole e ti citi con qualcosa di sciocco. In radio, hai una conversazione, le persone che intervistano generalmente parlano bene e sono curiose e divertenti. Le tue parole non saranno distorte e di solito hai almeno 5-10 minuti per entrare in argomento.
Insomma avevamo programmato un'intervista radiofonica. O almeno così pensavo. Alcune semplici e-mail e ci siamo accordati per 14:30 ora della Costa Est, le 17:30 della Costa del Pacifico. E vedete che c’è un problema, siete già un passo davanti a me.
Arrivano le 2:30 del pomeriggio e io vado in un camerino tranquillo. Caccio via tutti dalla stanza, chiudo il calorifero che fa rumore, ho la mia acqua e sono pronto. Niente. Guardo l'orologio. Hmmm… Una lampadina mi si accende in testa. Mi sa che hanno detto il contrario: le 14:30 a Est sono le 11:30 sul Pacifico. Devono aver inteso le 14:30 orario del Pacifico, e cioè le 17:30 orario della Costa Est. Bene, faccio qualcos'altro e torno alle 17:30.
Le 17:30 arrivano. Ho recuperato lo stesso camerino e messo un cartello: “INTERVISTA IN CORSO. SILENZIO PREGO", ho bussato alla porta del soprano che cantava nella stanza accanto chiedendo educatamente di interrompere la sua formazione professionale obbligatoria per circa 15 minuti (non so, vai a cena, fai quello che ti pare...), ho preparato una cena anticipata per me in caso l'intervista duri a lungo, e ho l’acqua. Sono pronto.
05:35, niente. 05:45, niente. Prendo il telefono e invio un sms, perché ormai chi telefona più, giusto? Di sicuro non la stazione radio.
Oh, a un certo punto viene fuori che intendevano le 17:30 orario del Pacifico. Cioè le 20:30 ora della Costa Orientale.
Bene, abbiamo l'intervallo dello spettacolo esattamente alle 20:30, quindi forse... No, è impossibile.
Ok, riprogrammiamo per martedì, quando saremo a Evansville. Andrà sicuramente bene. Giusto?
24 Gennaio
Oggi è il capodanno cinese o chuxi (除夕). Ciò
significa che stasera, mentre siamo in scena a Detroit, Pittsburgh, San Diego e
Londra, i cinesi (e gli asiatici orientali in generale) in tutto il mondo
inizieranno le loro celebrazioni.
Ciò significa anche che oggi i nostri telefoni
squilleranno (lo diciamo ancora? Forse ronzio dalla schermata di blocco?).
Per prima cosa, al mattino si vedrà gente nella hall
dell'hotel chiamare la famiglia in Cina o a Taiwan, dove è già notte e sono in
corso le celebrazioni. Quindi, per tutto il giorno tutti - cinesi, non
cinesi sposati con cinesi, persone che conoscono un cinese - riceveranno
messaggi di testo. Non proprio messaggi, quanto più ringraziamenti come
quelli dei titoli di coda dei film.
Ho notato che questi sono diventati più sofisticati
negli ultimi anni. Prima era un semplice testo: felice anno nuovo cinese (guo nian hao)
e lo potevi semplicemente copiare e inviare. Fatto. 47 Volte in tutto il
giorno.
Quindi si è evoluto in tutti i tipi di enigmi e rime ricercate
su un maiale, un gallo, un ornitorinco o qualunque fosse l’animale dell'anno.
Quest'anno è il topo (o il ratto) ( vedi
l'eccellente storia di Alison Chen ), quindi possiamo
aspettarci equivalenti cinesi di giochi di parole tipo: "Quando il gatto
non c’è i topi ballano!".
E poi ci sono le immagini Gif, i video, i cartoni
animati e petardi, palloncini e coriandoli. Sembra che ogni anno ci sia
una gara implicita a superare l'anno precedente. Non ho tempo per cercare
l'immagine dell'ologramma cinese ologramma animato perfetto, originale, mai
visto prima d'ora: io qui faccio il blogger. Quindi rispondo ancora con il
vecchio 1.0: " guo nian hao !". Sperando di farla franca
come lao
wai (non cinese).
Ma se ne riceverò di divertenti quest'anno, li
condividerò con voi tra qualche giorno. Nel frattempo mi mangio un
bel nian
gao: letteralmente una torta di fiori di riso glutinoso, ma
anche "un anno elevato!"
Buon capodanno cinese!
23 Gennaio
Siamo a un'ora dallo spettacolo e Aleksandr Antonov è in piedi nel corridoio nel seminterrato del teatro. I suoi gomiti sono sollevati, gli occhi fissi nel vuoto e la tromba premuta contro la bocca. Le sue dita si muovono quasi altrettanto rapidamente della sua mente, ma non emette alcun suono.
Aleksandr, noto ai più come Sasha, è cresciuto a San Pietroburgo, in Russia. All'età di 6 anni, ha iniziato a studiare pianoforte e tre anni dopo è entrato in un conservatorio esclusivo, dove ha studiato per otto anni. Ma quando a 12 anni un’insegnante gli consigliò di studiare un altro strumento e di pensare a cambiare il suo strumento principale. E Sasha scelse la tromba.
"Inizialmente ho provato risentimento", dice, "ma ora provo gratitudine per la mia insegnante, perché ha contribuito direttamente al mio futuro”.
Essendo un trombettista, le sue abilità erano molto richieste nelle orchestre in Russia, ed è stata la tromba che alla fine lo ha portato a Shen Yun.
"Questo mi ha mostrato che a volte, anche quando devi cambiare qualcosa nella tua vita, che in quel momento sembra un passo indietro o qualcosa fatto per forza, molto più tardi può rivelarsi una buona cosa".
Sasha ha conseguito un master da concertista con il massimo dei voti presso il prestigioso Conservatorio di San Pietroburgo in Russia. Ha vinto concorsi internazionali ed era la tromba principale per l'Orchestra Sinfonica di Stato di San Pietroburgo. Poi, quando ha visto che Shen Yun aveva una posizione aperta, ha deciso di candidarsi.
"Una volta arrivato in Shen Yun, mi sono sentito molto a mio agio, come se questo posto fosse sempre stato la mia casa", dice. “Mi sono piaciute le persone, il modo in cui mi trattavano e il modo in cui tutti si trattavano tra di loro. Ho scoperto che l'atmosfera in Shen Yun è fatta di cura, aiuto, benevolenza e comprensione".
Ciò non significa che non abbia dovuto lavorare sodo. Sasha è arrivato solo due giorni prima dell'inizio del tour e ha avuto solo due prove prima dell'apertura della serata. È stata una sfida, ma con l'aiuto della sezione degli ottoni e del direttore ce l'ha fatta.
Ora che è qui da alcuni anni, Sasha è entusiasta dei vantaggi di far parte di questo gruppo: "Tour mondiali assolutamente straordinari; si incontrano persone provenienti da tutto il mondo; alti criteri di moralità tra i membri, grazie all’assimilazione ai principi morali ed ai concetti della Falun Dafa".
E questo fa la differenza per lui ogni giorno: "Crea un campo interiore e valori di vita condivisi più o meno da tutti qui, che a sua volta porta la sensazione di essere in una famiglia in cui tutti si prendono cura l'uno dell'altro e si rispettano a vicenda".
C'erano, ovviamente, alcune cose a cui abituarsi ma, quando gli chiedi quali, non sono quelle che potresti aspettarti, tipo un sacco di cibo cinese, sessioni di meditazione di gruppo o lunghi viaggi in autobus; e invece è stato il pensare più come gruppo piuttosto che come individuo, gli alti standard professionali, il rigoroso codice di abbigliamento e l’essere sempre puntuali (se sei in anticipo di cinque minuti, sei in ritardo di cinque minuti). "Per chiunque venga in Shen Yun per la prima volta, queste potrebbero essere le cose a cui abituarsi".
Sasha ha fatto molte ricerche prima di entrare a far parte della compagnia, e sentiva di sapere già abbastanza di Shen Yun: "Sapevo che Shen Yun è un ottimo posto, ma una volta arrivato, il primo giorno ho capito che le mie aspettative erano state superate".
È stato sorpreso da quella che definisce "la straordinaria gestione di tutti gli aspetti produttivi di Shen Yun". Sistemazioni, trasporti e cibo sono tutti perfettamente organizzati per gli artisti in tournée, mentre a casa ci sono le fantastiche comodità domestiche.
"Tutto questo offre a musicisti e ballerini le condizioni migliori per esercitarsi e lavorare sulla produzione."
Ora, mentre i minuti passano prima dello spettacolo, si trova nella sua felpa blu di Shen Yun, preparando forse il passaggio più impegnativo per un musicista nell'esibizione di quest'anno, un assolo di tromba incredibilmente veloce.
Sasha lo pratica spesso non suonando realmente lo strumento, suonando solo le valvole con le dita, immaginando di suonare, concentrandosi sulla precisione del tocco delle dita. Altre volte, lo suona battuta per battuta, con ritmo tempo lento, per studiare la complessità degli aspetti dell’assolo.
"Questo è un assolo di tromba piuttosto atipico dal punto di vista del repertorio classico, in cui la tromba sarebbe per lo più forte e simile a una fanfara; a tratti è abbastanza tecnico, ma non troppo", spiega, “questo assolo è più, direi, come un assolo per clarinetto o flauto; ha una melodia saltellante e una struttura molto veloce”.
Ci sono alcune somiglianze nel lavoro sinfonico che ha assoli di tromba brillanti che sono veloci, o quelli che mettono in risalto momenti drammatici e climax. In quei classici, continua Sasha, "la tromba spesso è impiegata in ingressi o assoli rumorosi, o come arricchimento armonico delle note lunghe e dei ‘pedali’”.
Ma nella musica di Shen Yun la tromba assume funzioni ulteriori: "Ci sono molte più funzioni e doveri in capo alla tromba, che sicuramente rendono essere trombettista in Shen Yun più impegnativo rispetto alle opere sinfoniche classiche".
"Gli assoli sono più intricati, veloci e saltellanti e spesso vengono eseguiti in modo aperto e trasparente, senza molta copertura di altri strumenti, il che richiede molta più precisione e accuratezza".
E questo è ciò che richiede anche questo assolo, che arriva subito prima dell'intervallo. E questo brano eseguito da un trombettista russo, combina in modo esatto ed esplosivo le corrispondenti tecniche dei ballerini cinesi sul palco.
22 Gennaio.
Stiamo per iniziare la seconda parte della nostra serie di 10 spettacoli a Detroit, con un'esibizione stasera, domani pomeriggio, venerdì sera, due sabato e una domenica prima di partire. Detto questo, non ci siamo esibiti lunedì o martedì. E il nostro spettacolo domenica è stato di mattina, quindi ci saranno più di 72 ore tra i due spettacoli.
Un paio di giorni liberi possono sembrare un normale fine settimana, ma in tour, quando ci esibiamo quasi ogni giorno, due o tre giorni senza spettacoli sembrano lunghi. Viaggiando a livello internazionale, ci sono spesso diversi giorni senza spettacoli, per via dei voli intercontinentali e tutto il resto. Ma in Nord America potrebbero esserci solo un paio di questi tour, e può sembrare un po’ strano.
Gli artisti sono ovviamente abituati a stare sia sopra che fuori dal palco. Quindi durante la cena molesterò alcune persone e chiederò loro se la pausa di due giorni presenta delle sfide:
Ballerino Jack Han: a quanto pare non abbiamo uno spettacolo oggi. E a quanto pare siamo in una nuova città.
Percussionista Brian Marple: con un fermo di due giorni, la memoria muscolare diventa un po’ fiacca. Il feeling per la musica non è più al 100% e quindi devi concentrarti molto di più per ottenere la stessa precisione.
Ballerina Betty Wang: devo assicurarmi di riscaldarmi molto accuratamente, compresi tutti i muscoli piccoli. E anche fare tutti gli esercizi di riscaldamento che abbiamo per lo spettacolo, così da poter tornare sicuri sul palco.
Pianista Hui-Zhen Chen: c'è una differenza? Te lo dico dopo che sono sul palco.
Ballerina Lily Wang: lavanderia. Non essendo a teatro non ho accesso alle lavatrici, e ho due giorni di panni da ballo sporchi giro.
Flautista Helena Huang: dipende se hai praticato o meno. Se ti sei allenato correttamente non c'è problema.
Fagotto Steven Louie: un buon musicista è sempre preparato.
Primo Violino Tseyu Chang: Sfida? Come no? La sfida è che sento che vorrei altri due giorni liberi!
Ballerino Ben Chen: Non sarà difficile essere in forma, ma è necessario focalizzare la mente sulla cosa giusta. Con tecniche difficili, ad esempio in un giorno di due spettacoli, quando arrivi allo spettacolo notturno l'hai già fatto con successo nel pomeriggio e lo hai fatto prima di ogni spettacolo durante il riscaldamento. Quindi senti di averlo appena fatto. Si tratta più di tornare alla routine mentale. Tuttavia, sono solo due giorni: non è come lasciare la macchina ferma per tutto l'inverno e poi provare a rimetterla in moto.
E il gioco è fatto. Dovremmo essere in grado di avviare questa macchina senza problemi.
21 Gennaio
Oggi pausa a Detroit. È il primo di cinque giorni di esibizione consecutivi. Otto dei nostri ragazzi, nello spirito della Città dei Motori, sono usciti per correre un po' sui kart.
Era roba seria: completi di equipaggiamento di sicurezza, briefing formale e fogli di analisi delle prestazioni.
E che succede quando un gruppo di ballerini che hanno voglia di velocità usano le loro agilità, riflessi rapidi e tempismo perfetto per correre? Vince l'unico musicista del gruppo.
Il violinista Will Zhou sovrasta (ma a malapena) i due ballerini Teo Yin (secondo) e Jun Liang (terzo).
20 Gennaio
Una foto della hall della splendida e senza tempo Detroit Opera House. Da sinistra: la violoncellista Jasmine Jordan, la violista Paulina Mazurkiewicz e l'oboista Leen De Blauwe accanto al poster squisitamente incorniciato di Shen Yun.
Secondo voi il Teatro dell'Opera dipinge ogni anno le sue pareti per fare da sfondo ai poster di Shen Yun?
19 Gennaio
A volte le piccole cose mi dimostrano che l’universo è benevolo.
TQuesto pomeriggio mi stavo radendo prima dello spettacolo. Aspetto sempre l’ultimo momento perché la barba mi cresce così in fretta che alle nove di mattina ho già l’ombra di una giornata intera. Mi metto la schiuma da barba e mi manca da coprire un pezzo quando dalla bomboletta esce l’ultima goccia di gel. È finita. Agito la bomboletta, ma non ce n’è più. Sei mesi che la uso e mi abbandona dopo avermi erogato per l’ultima volta esattamente la quantità che mi serve. E quando mi molla? La prima volta che in tutto il tour abbiamo programmato un giro al supermercato dopo lo spettacolo.
Il mio lato cinico si sarebbe aspettato che mi finisse qualche giorno fa, lasciandomi con mezza faccia insaponata a correre in giro per i corridoi brandendo il rasoio. Oppure poteva finirmi domani, all’indomani dello shopping, senza che nemmeno mi fossi accorto che stava per finire. Oppure poteva darmi una goccia in più. E invece no! È stato perfetto. E questo mi succede in un periodo in cui sto coscientemente guardando al lato positivo delle cose.
E questo mi porta a pensare a quello che scegliamo di vedere e notare. Ho sentito che un fenomeno simile lo chiamano “delle della reciprocità” o “legge dell’attrazione”, cioè: quello che pensiamo influenza quello che ci accade attorno, pensieri positivi o negativi portano a conseguenze corrispondenti.
Ho sentito anche che gli psicologi lo spiegano dicendo che è tutto nei dati che il cervello sceglie e processa, come quando stai pensando di comprarti una certa macchina e inizi a vedere quella macchina dappertutto. Chi è religioso dice che in tutto c’entra sempre Dio. Ho persino sentito imprenditori dire che quando hanno un’idea in mente le persone intorno iniziano a manifestare delle opportunità per realizzarla.
Ma allora quando accadono cose terribili come la schiavitù e i genocidi? E quando sei bloccato nel traffico e ti sposti nella corsia libera che diventa subito la più lenta? E la Legge di Murphy (avete letto il 15 Gennaio)?
Guardate, non lo so. Questo è un blog non un corso di filosofia. Cercate di capirmi: non ho tutte le risposte, sto solo dicendo che forse qualche volta se ci sintonizziamo possiamo notare dei momenti in cui l’universo è giusto. Come ad esempio nel caso della retribuzione karmica.
A volte quei momenti di gentilezza possono essere ricondotti a determinate persone; ad esempio, negli ultimi giorni alcuni nel gruppo mi hanno usato delle gentilezze, piccole cose che non importa citare, ma è stato il modo in cu le hanno fatte che mi ha toccato: hanno agito in silenzio e senza farsi notare e io me sono reso conto dopo da solo, in un secondo momento di massima lucidità.
Non solo loro non mi avevano detto nulla, ma nemmeno avevano lasciato la tipica traccia che serve a far capire “casualmente” a qualcuno che abbiamo fatto qualcosa per lui, perché farlo capire in quel modo risulta più nobile. Niente del genere. Hanno fatto una gentilezza solo perché è il tipo di cose che vanno fatte.
E a volte anche la schiuma da barba può comportarsi come una persona.
18 Gennaio
Buongiorno da Detroit. Siamo all’inizio di una giornata in cui ci aspettano due spettacoli. Per le persone del pubblico che verranno a vederci al teatro (e per tutti in generale): guidate con prudenza e difendetevi dal freddo. Non vediamo l’ora di vedervi dentro il nostro accogliente teatro.
17 Gennaio
Stasera ci sarà il primo spettacolo a Detroit, dove resteremo per fare dieci spettacoli in circa dieci giorni (la tappa più lunga che io mi ricordi). Siamo al bellissimo Opera House di Detroit, che ha un ingresso simile alla reggia di Versailles, i palchetti simili a quelli della Scala di Milano e… il dietro le quinte come Alcatraz. I camerini, utilizzati dai nostri solisti come il soprano, effettivamente sono stati progettati per i soprani: luci basse, poltrone in pelle nera con chiodi dorati, foto della famiglia sui muri…
Scherzo. È un bellissimo teatro costruito nel 1922, che fa da ponte tra l’antica gloria di Detroit e il revival contemporaneo, incluse le caffetterie hipster nei dintorni. Cercheremo di fare delle foto.
Abbiamo caricato tutto e quasi terminato la preparazione già ieri: alcuni teatri richiedono più tempo. Non vi annoierò con i dettagli, vi dico solo che ci sono state da fare tante, tante scale.
Oggi andremo al teatro per l’ora di pranzo; nel pomeriggio proveremo il suono, vedremo gli spazi di questo palco e ci prepareremo per accogliere il pubblico stasera. Forse ci sarà la signora del centro commerciale (vedi il post del 16 Gennaio).
16 Gennaio
Sulla strada da Detroit a Mississauga, uno dei più brevi della stagione, ci siamo fermati al centro commerciale Twelfe Oaks di Novi, nel Michigan. È una nostra normale tattica negli spostamenti locali: se devi lasciare la stanza dell’albergo alle 11 e non puoi entrare in quella successiva prima delle 3 e il tragitto dura solo un paio d’ore… Allora: 11 + 3; riporta 1; vai al sistema base 12 dell’orario ante meridiano e post meridiano; calcola il traffico… un po’ di tempo resta. Quindi perché non fermarsi in un centro commerciale lungo la strada per pranzare?
E lì ho sentito un certo richiamo: un banchetto per la vendita dei biglietti di Shen Yun vuoto.
Questo era fatto davvero bene. Aveva alcuni maxi-poster, volantini, e uno schermo su cui girava senza sosta il trailer. Ma non c’era nessuno. Quindi mi sono buttato! C’era una sedia, non troppo morbida e non troppo dura (giusta!) e un tavolo, non troppo alto e nemmeno troppo basso.
Non ho fatto in tempo a sistemarmi che una signora si è avvicinata. Vestita in modo impeccabile, camminava con un passo elegante e sembrava in tutto e per tutto il tipico amante del teatro. “Mi scusi” dice in quello che a ripensarci ora era un accento britannico, “Sa per caso dove si trovi J. Crew?”. Questo è un classico: visto di lato, lo stand sembra il banco informazioni. Io ho educatamente iniziato a indirizzare tutti quelli che chiedevano al tabellone con la mappa lì vicino.
Un’altra signora invece mi ha detto che sono anni che vorrebbe vedere questo spettacolo, e mi ha chiesto informazioni su degli orari specifici, ha preso un volantino e ha detto: “forse ci vedremo lì”. Eh, sapesse...
Poi si sono venuti tre musicisti pronti a mettermi sotto torchio: "Salve, vorremmo sapere di più sullo spettacolo".
"Assolutamente" dico io "Ho per voi un’offerta speciale! Posti al livello dell’orchestra, vicinissimi al palco. Ottima visione del presentatore. Audio surround. E non solo: possiamo organizzarvi il trasporto andata e ritorno in pullman gratuito, un pasto cinese prima dello spettacolo e il catering dopo. Avrete addirittura la possibilità di stare in mezzo agli artisti nel loro stesso hotel!".
Non so come, non hanno comprato i biglietti. A quel punto mi sono diretto verso la zona dei ristoranti.
15 Gennaio
Ieri c’è stata una toccata e fuga a Grand Rapids, il che vuol dire anche un breve soggiorno qui in albergo prima di partire questa mattina per Detroit. Ho notato l’esistenza di una legge cosmica per cui c’è una correlazione inversa tra quanto è bello l’albergo e quanto ti ci fermi.
Gli alberghi in cui ci stiamo fermando in questi giorni sono sempre abbastanza carini, ma a volte c’è quello che così perfetto da avere il carica-cellulare wireless, omelette deliziose e palestra decorata. E in un hotel del genere noi ci restiamo massimo due notti.
È in questa combinazione di breve soggiorno in albergo e un solo giorno in teatro che è più facile perdere le cose. Ieri sera, è stato annunciato il furto di uno dei portafogli di uno dei nostri violisti (abbiamo più di un violista ma ognuno ha solo un portafoglio). Proprio mentre tutti stavano per precipitarsi a controllare i propri averi, l’ha ritrovato.
Perdere le cose in tour è facilissimo. E per chi non è ancora esperto, ecco gli otto migliori modi per iniziare:
1. Quando entri nella camera dell’albergo, svuota la valigia e metti tutto in ognuno dei diversi cassetti del comò, del comodino, della scrivania e in ogni possibile luogo. L’indomani mattina, alzati tardi e lascia la stanza di fretta.
2. Nascondi il passaporto molto, ma molto bene.
3. Vai nella sala vuota nel pomeriggio e mettiti bello comodo: togli il cappello e la sciarpa e mettile nel posto di fianco a te e ricordatene una settimana dopo.
4. Ascolta la musica a letto con le airpod e poi guardale svanire per sempre in mezzo a bianchi e vaporosi cuscini.
5. Quando il pullman si ferma a far rifornimento, prendi il carica batterie del cellulare e attaccalo dietro a una macchinetta di merendine. Poi vai al bagno e, siccome la coda è troppo lunga, corri indietro e risali sul pullman. Se solo i pullman avessero i carica batterie wireless.
6. Ogni volta che esci dalla camera dell’albergo, fidati ciecamente del fatto che la porta si richiude da sola. Non disturbarti a tirartela dietro, a sentire lo scatto della serratura, a provare a riaprirla a spinta o fare niente del genere. E lascia il portafoglio in un punto assolutamente visibile.
7. Quando la mattina presto esci di corsa dall’albergo col cervello annebbiato, prendi la colazione mentre cammini, il giubbotto e metti da qualche parte la chiave della stanza. Più sei distratto meglio è.
8. Lascia le scarpe da ballo fuori sul davanzale della finestra a prendere aria tutta la notte. Il posto dove viene meglio è Chicago.
(Grazie alla ballerina Betty Wang per aver contribuito a questa lista con i suoi racconti, naturalmente senza basarsi sull’esperienza personale. O meglio: l’esperienza è personale, gli oggetti non lo erano).
A dire il vero, la maggior parte di noi fa il tour dall’inizio alla fine senza mai perdere nulla. Ma ci sono certe persone, che non nomino qui (le conosciamo tutti) che per questo hanno un talento particolare. Ho anche un elenco di queste persone, ma ora non trovo…
14 Gennaio
Questo è Gustavo Briceño, violinista. Questo è il suo terzo anno in Shen Yun; la moglie, Gabriela Gonzalez-Briceño, suona il fagotto in Shen Yun. Girano il mondo in tour insieme, ma in compagnie diverse. Ora mi spiego.
Gustavo e Gabriela sono del Venezuela, dove hanno fatto ognuno dei due la propria carriera prima di entrare insieme in Shen Yun nel 2017.
Come probabilmente sapete, Shen Yun ha attualmente sette compagnie che girano in tour nel mondo contemporaneamente. Gustavo è sempre stato con noi, nella Shen Yun World Company; Gabriela invece è con l’orchestra della Shen Yun International Company. Ora noi siamo a Grand Rapids nel Michigan e loro sono a Manchester, in Inghilterra. Ma sono sempre insieme.
Questa è una foto di Gustavo a pranzo. Fa sempre così: gli auricolari sempre almeno in una delle orecchie; lo stesso quando sale sul pullman la mattina, quando è in palestra, quando aiuta a sistemare nelle casse i materiali alla fine dello spettacolo.
Ma non è uno di quelli che sta sempre ad ascoltare un podcast o la musica classica, o che tiene gli auricolari solo per evitare ogni contatto umano. Pare invece che abbia una chiamata sempre in corso con la moglie. Ma nel matrimonio, lo sappiamo, la comunicazione è tutto.
E se ti siedi di fianco a lui a pranzo, non è che si comporti un asociale: è solo che porta avanti due conversazioni in parallelo, di cui una in spagnolo sull’auricolare. È come se sua moglie fosse lì di fianco a lui a tenergli compagnia; e può essere che qualcuno, nel mondo parallelo del suo gruppo, stia scrivendo un post per il blog in cui racconta di lei che parla al telefono con Gustavo.
E se vi chiedete perché non siano semplicemente stati messi nella stessa compagnia, abbiamo in effetti delle coppie che suonano insieme ma non molte, a dire il vero, perché se tutte le coppie fossero insieme, la gestione sarebbe difficile, per non dire impossibile.
Ad esempio: Gabriela suona il fagotto; ma il fagotto della nostra orchestra è sposato con uno dei nostri percussionisti, per cui bisognerebbe trasferire tutti e due per portare Gabriela qui. In un attimo diventa complicatissimo.
E poi c’è la questione che si può godere della compagnia reciproca quando si è a casa e che in tour ci si può concentrare meglio sulla propria arte e sulla propria prestazione. E poi noi siamo una grande famiglia, e il sostegno e l’aiuto non mancano affatto.
In più, per mia esperienza, stare lontani per metà dell’anno è una buona formula per un matrimonio lungo e felice: parti per il tour proprio appena prima di essere diventato di troppo e ritorni quando la nostalgia di te è sufficiente.
Oppure stai sempre al telefono.
13 Gennaio
Bello essere tornato a sud del confine. Abbiamo attraversato il confine verso il Michigan dal ponte Ambassador da Windsor, nell’Ontario, sopra il fiume Detroit. Questo è un passaggio fra i più trafficati del Nord America e i controlli oggi erano particolarmente severi. Due ore e un buffet cinese-giapponese dopo, siamo arrivati al nostro hotel a Grand Rapids. Domani avremo uno di quelle intense giornate di preparativi per lo spettacolo. Quest’anno potrebbe essere l’unica per la nostra compagnia, mentre l’anno scorso erano tutte così.
Stamattina, mentre sul pullman ci allontanavamo dal nostro hotel in Canada, i presentatori e volontari locali sono venuti a salutarci. Mentre il nostro pullman giallo brillante svoltava e si fermava al semaforo, ho visto un cinese che era ancora lì, a guardarci, ormai da diversi isolati di distanza. Non stava salutando in quel momento, come se avesse appena smesso di farlo perché eravamo già lontani. Ci stava letteralmente guardando andare via.
I cinesi hanno questa tradizione, che ho trovato molto toccante, la prima volta che mi è capitato di viverla. Quando salutano qualcuno che parte, come un ospite che avevano a casa, stanno lì a guardarlo allontanarsi in macchina finché non sparisce in lontananza. Questo a volte provoca un piccolo balletto di saluti nel punto in cui parte la persona, che poi si gira a guardare indietro e saluta, continua ad andare, poi ferma la macchina e saluta ancora, e alla fine sparisce. La stessa cosa può essere fatta anche in altre situazioni: se accompagnano qualcuno alla metropolitana, ad esempio, stanno fermi sul gradino più alto finché la persona non sparisce del tutto alla fine della rampa.
Forse molte altre culture hanno un’usanza come questa. Lo abbiamo visto fare o anche fatto noi stessi all’aeroporto, no? E nei film si vede fare nelle stazioni e sulle banchine di partenza dei transatlantici. Come è presente nei romanzi, quando gli amici si accompagnano con riluttanza alla fine del villaggio.
Ma non mi era mai capitato di vederlo fare con questa assoluta regolarità, persino nelle occasioni banali come dare un passaggio a casa ad un collega, come fanno i miei amici cinesi.
Il che mi riporta all’uomo in giubbotto blu e cappello da baseball nero che ci guardava fermi all’interminabile rosso del semaforo. Era nel gruppo delle guardie che 24 ore su 24 sorvegliano i nostri veicoli. Un servizio di sicurezza che abbiamo da quando qualcuno (e penso che sappiamo chi) alcuni anni fa ha tentato di sabotarli serialmente tagliando i pneumatici e manomettendo i serbatoi. Da allora, innumerevoli volontari in tutto il mondo, molti dei quali sono cinese che nemmeno parlano inglese, stanno seduti nelle loro macchine tutta la notte a sorvegliare i nostri pullman. E noi andiamo in tour in inverno. In Canada.
Lo fanno per aiutare Shen Yun e noi nel nostro lavoro. Non chiedono nessuna riconoscenza. Lavorano a turni, per cui quelli che fanno la sorveglianza di notte nemmeno li vediamo. In tutti questi anni non ho mai sentito nemmeno uno di loro lamentarsi. Ma ho visto i loro nasi gelidi e arrossati e le guance secche per il vento freddo, quando ci salutano mentre partiamo. E ho visto quell’uomo, che stava là in piedi da solo. Ho provato a salutarlo, ma da dentro il pullman non poteva vedermi. Noi eravamo ormai partiti in direzione della nostra prossima città, e lui tornava alla sua famiglia e a recuperare il lavoro perso in una settimana di ferie passate a fare la guardia ai nostri autobus, dopo averci accompagnato con riluttanza alla fine del villaggio.
12 Gennaio
Domenica pomeriggio e siamo a pochi momenti dalla nostra sesta e ultima esibizione a Mississauga. Tanti corridoi dietro le quinte sono decorati con i poster degli artisti e delle compagnie che si sono esibite qui. Alcune sono delle grandi leggende, che hanno fatto la storia e sono a malapena state filmate, mentre altri sono più contemporanei.
Qui a Mississauga è come se ci fosse un omaggio a Shen Yun.
Mentre cammini attraverso la lunga hall che corre parallela al muro sul retro del palco, un intero lato è coperto dalle locandine di Shen Yun, una per ogni anno in cui ci siamo esibiti qui, a partire dal 2012, e ognuna autografata dall’intera compagnia di quell’anno.
Questo ci porta al nostro piccolo rituale da artisti quando, di solito nei momenti liberi dopo aver mangiato, andiamo in giro a guardare le firme. Certi cercano il proprio autografo. Altri si ricordano di persone con cui sono state in tour cinque, sei o sette anni prima. Altri ancora trovano i nomi di persone che ormai si sono ritirate oppure sono andati via per fare altro. Flash dal passato come quando si guarda l’album di classe della scuola, credo.
Poi ovviamente c’è la firma della locandina dello spettacolo attuale. Alcuni aggiungono un piccolo disegno: una miniatura della loro viola o un riquadro carino per scrivere il nome, come il piede della ballerina nella foto. L’anno prossimo, un altro dei nostri gruppi aggiungerà le proprie firme alla collezione, su di una locandina che ancora deve essere realizzata, per uno spettacolo che ancora deve essere realizzato.
11 Gennaio
Va bene ho la risposta per voi alla domanda qui sotto (9 Gennaio).
Vi sto scrivendo dal camerino qui a Mississauga, in Canada, digitando piano per non svegliare il direttore d’orchestra che fa una pennichella. Siamo tra uno spettacolo e l’altro, in un normale sabato dal doppio appuntamento. Questo pomeriggio ho notato che il pubblico aveva grande occhio per i dettagli: seguivano tutti i sottotitoli molto attentamente, reagendo all’istante. È stato divertentissimo.
Per non restare indietro rispetto al pubblico, prestavo particolare attenzione a come la musica e la danza si coniugavano in una storia nel corso della seconda parte, e a come i tre personaggi (il taoista, la signora e il padre della signorina) andavano con gli strumenti: violoncello, violino e viola. E sì, dopo aver seguito i ballerini con ali fin sopra il palco, guardando e ascoltando con attenzione, ho la risposta: la viola è il padre, il violoncello è il taoista e il violino è la signora.
Senza chiedere al compositore (perché sarebbe stato barare) queste sono le prove a mia disposizione:
Abbiamo già stabilito che il leggero assolo di violino rappresenta la giovane dalle lunghe trecce. Il primo violino ieri mi ha detto quanto basta.
Il tema del giovane taoista, non esattamente un leitmotif ma chiaramente riconoscibile, è suonato da un violoncello dopo che il trio ha finito e il padre arretra sullo sfondo per il duetto fra la figlia e il taoista.
In base a questo rimane solo la viola a poter rappresentare il padre. E se ci pensate, è del tutto ragionevole. Il padre è un personaggio fra una coppia due giovani e le loro comuni aspirazioni spirituali di ricerca della Via. Lui è premuroso ma svolge più che altro una funzione di intermediario, che li presenta e li benedice. E fra i due strumenti ad arco del violoncello e del violino c’è solo la viola.
Mi ci sono voluti 15 spettacoli per arrivarci.
10 Gennaio
(Questo post prosegue l’argomento di ieri, per cui se non lo avete letto potere leggere prima quello)
Dunque, in cambio del mio intervento nella discussione di ieri, il primo violino ha accettato di raccontarsi qualcosa sul suo lavoro. Il suo ruolo potrebbe sembrare ovvio a chiunque abbia suonato in un’orchestra classica, specie se nella sezione archi. Ma per la maggior parte delle persone non è così, quindi ecco la una breve panoramica.
Il primo violino è come un ponte tra il direttore e il resto dell’orchestra, a partire dagli archi: comunica le indicazioni del direttore su come interpretare la musica sul tipo di suono che deve avere.
Il primo violino siede immediatamente a sinistra del direttore, è per questo questa posizione è anche chiamata “prima sedia”. In Italia il primo violino è anche chiamato la “spalla”, proprio a indicare il suo ruolo, sia metaforico che letterale, di appoggio e supporto per il direttore.
Ha la responsabilità di guidare la sezione degli archi, o meglio: la sezione dei primi violini.
Ai primordi dell’orchestra, in Europa, non esisteva il direttore d’orchestra, perché il primo violino era anche quello che dirigeva l’orchestra.
Il primo violino, poi, è di solito quello che suona gli assoli, decide gli archeggi così che l’intera sezione degli archi suoni all’unisono.
Nei concerti sinfonici, come anche nell’Orchestra Sinfonica di Shen Yun, il primo violino – che di solito è Chia-Chi Lin oppure Astrid Martig – entra sul palco dopo il resto dell’orchestra ma prima del direttore e riceve un applauso specifico.
Prima dell’inizio del concerto, il primo violino guida l’accordatura dell’orchestra, che non è una mera formalità ma un’importante fase di preparazione, perché se il primo violino sente una sezione o uno strumento stonato, così ha modo di chiedergli di ripetere la nota e correggere.
Infine, proprio un attimo prima dell’inizio del concerto, a pochi secondi dal levarsi del sipario e dopo che il faro che illumina il direttore si è acceso e lui si è alzato, quest’ultimo e il primo violino si stringono la mano. È un segno di mutuo rispetto fra il direttore e l’orchestra, dove il primo violino rappresenta appunto tutta l’orchestra.
Quindi capite perché il primo violino debba essere uno dei migliori musicisti dell’orchestra. Un leader e un ottimo strumentista capace di archeggi chiari, un violinista con un buon senso dell’armonia e un perfetto senso del tempo, uno capace di correggere e rispondere con immediatezza, specialmente se lo spettacolo comprende ballerini che devono ballare a tempo.
Nelle sette orchestre di Shen Yun abbiamo diversi primi violini, ognuno con una storia personale completamente diversa dalle altre. Quello della nostra compagnia, Tseyu Chang, è al suo secondo anno come primo violino. È di Taiwan ed è entrato in Shen Yun fin dal primo anno, il 2006; ha suonato in oltre 1.400 spettacoli di danza classica cinese di Shen Yun, più gli otto anni di concerti della Shen Yun Symphony Orchestra alla Carnegie Hall e in altre prestigiosi teatri in tutto il mondo.
E, nonostante tutto questo, vuole sapere la nostra opinione: il violoncello è il taoista e la viola è il padre, oppure è il contrario? Devo riascoltare e osservare con attenzione stasera durante lo spettacolo, poi vi dico.
9 Gennaio
“Il violoncello rappresenta il padre? ” mi ha chiesto il nostro primo violino. A quanto pare era nel pieno di una discussione con un altro musicista, forse violoncellista, e aveva bisogno di un arbitro.
“Di cosa parli?”, ho chiesto io.
“Sai nel trio, fra il giovane taoista, la signorina con i fazzoletti e suo padre? Il violino rappresenta la ragazza, ma ci sono il violoncello e la viola che rappresentano due uomini. Quindi, cosa rappresenta chi?”.
Ok, adesso di cosa stanno parlando: nella seconda parte del nostro spettacolo, abbiamo un episodio in cui un giovane taoista, che sarebbe una specie di amichevole mago, ha uno strumento magico che può creare qualunque cosa dal nulla, e lo usa per attirare una signorina da un pasticcio in cui si trova. I due scoprono poi di avere un legame spirituale.
Insieme al padre premuroso della ragazza, fanno un trio. Gli strumenti che fanno assolo sono violoncello, viola e violino, suonato appunto dal nostro primo violino.
Ma questi strumenti, le voci di chi suonano? Il più leggero violino è senz’altro la leggiadra signorina con le trecce. Ma il più profondo violoncello è il giovane taoista, pervaso da una profonda e introspettiva saggezza? O forse lui è la viola, uno strumento che si trova nel mezzo, e che rappresenta l’equilibrio che ha trovato insieme alla Via dell’universo? In quel caso, forse il violoncello rappresenterebbe l’anziano padre, con i suoi toni ricchi che risuonano con la profondità della sua esperienza di vita.
Oppure nessuno strumento rappresenta nessuno e, analogamente a due o tre suoni che si fondono in uno, rappresentano le anime che si riuniscono in un momento di predestinazione taoista?
Vi darò alcune risposte sabato.
8 Gennaio
Oggi ci siamo esibiti nel nostro primo spettacolo a Mississauga; un’intervista che ho rilasciato a New York poco prima del tour ad American Thought Leaders è andata in onda contemporaneamente: “Shen Yun distrugge la narrativa del partito comunista, scatenando l’immediata reazione del regime cinese, Leeshai Lemish”.
Se vi interessa è qui. A quanto pare alcune persone non sanno che Shen Yun non è un’operazione di propaganda del regime cinese. E quando scoprono che il PCC è contro di noi e che ha agito contro di noi sabotandoci fin dall’inizio, decidono che devono vedere lo spettacolo e di comprano il biglietto.
7 Gennaio
Stamattina mi sono alzato presto e ho visto una gamba sul muro. Il mio compagno di stanza, un ballerino, era messo al contrario sul letto e stava facendo stretching sul muro con la gamba sinistra puntata al soffitto. La destra non so dove. Lui dormiva come un macigno.
Mentre andavo a lavarmi i denti mi sono chiesto se il mio spazzolino elettrico nuovo potesse essere così rumoroso da svegliarlo, o se non lo sarebbe stato se io non avessi fatto rumore con la bocca, mi chiedevo poi se tutti i ballerini hanno questi strani modi di dormire. Dopo una qualche messaggio col cellulare ho avuto la risposta: No, solo qualcuno.
La maggior parte dorme più o meno normalmente, infilandosi fra le strette lenzuola dell’albergo e, se sono rimboccate troppo strette, cercando di non stirarsi un tendine del ginocchio mentre scalciano per allargarle. Ma ci sono alcuni ballerini che sono molto particolari:
a uno dei nostri primi ballerini piace dormire a pancia in su in orizzontale con gambe e braccia distese in spaccata a 180 gradi fuori dai bordi del letto. Come capirete, lo stretching è un tema comune;
una variazione diffusa di questa posizione è usata da tanti ballerini quando fanno il pisolino: prima si mettono in spaccata, poi vanno faccia in giù e stirano anche le bracca sui lati. La maggior parte dei comuni mortali nemmeno può avvicinarsi ad assumere una simile posizione, figuriamoci trovarla rilassante e adatta alla pennichella
un’altra popolare è la dormita in spaccata frontale con testa sul ginocchio. Un ballerino è famoso per addormentarsi nella camera dell’albergo mentre fa la spaccata verticale, cioè appoggiato con un piede in alto contro al muro;
i materassi duri sono preferiti perché sostengono la schiena, e a volte alcuni hanno messo lenzuola e coperte sul pavimento per dormire, lasciando vuoti i molli letti felpati;
alcuni non usano cuscini, altri invece mettono tutti gli otto cuscini della stanza facendo una specie di bunker;
gran parte delle signore non usa il cuscino ma si porta qualche animale di peluche;
alcuni ballerini usano l’umidificatore, specie nelle stanze degli hotel canadesi dall’aria secca.
Fare il pisolino in teatro, invece, ha invece i suoi trucchi:
un metodo tipico sono tre sedie e una maglia sulla faccia;
trascinare i materassini in uno stanzino e appisolarsi è un altro;
una volta, l’anno scorso, un ballerino ha preso una valigia per costumi e l’ha usata per appoggiare la parte superiore del corpo, praticamente dormendo nella valigia aperta con le gambe fuori;
poi ci sono quei ballerini che non dormono molto e dopo solo quattro ore sono già belli arzilli.
A proposito, il mio compagno di stanza ci ha raggiunto nella hall. Oggi non abbiamo spettacoli e andiamo in teatro per una giornata di esercizi. Adesso gli chiedo il permesso di postare quello che ho scritto.
6 Gennaio
Ovunque andiamo i presentatori locali ci fanno trovare degli ottimi cibi pronti, spesso fatti in casa. Non abbiamo mai il problema di trovare da mangiare in tour, anzi! Ma… Che succede se prendi delle persone abituate a ricevere il mangiare pronto tutti i giorni e dai loro un giorno di vacanza in cui possono scegliere da sole cosa mangiare?
Io sono andato da Whole Foods e mi sono preso un’enorme insalata, su cui ho messo tofu, felafel e ovviamente pasta al formaggio. Questa è una piccola indagine su quello che ha mangiato oggi la nostra orchestra:
big smoke burger
spaghetti con carne Lanzhou
KFC
Cibo indiano Amaya
Insalata da Chipotle
Fish & chips
Riso viola con carne coreana bulgogi e verdure
Spaghetti istantanei…
Nel frattempo, i ballerini oggi hanno fatto il loro allenamento quotidiano correndo al centro commerciale, perché per Uber era troppo vicino e faceva troppo freddo per andarci passeggiando.
Tutto sommato un raro giorno di relax. E domani si torna a lavorare.
5 Gennaio
Mentre il pubblico acclamava al calare del sipario, abbiamo finito il nostro ultimo spettacolo a Montreal. Meno di due ore dopo andavamo verso ovest in direzione di Mississauga.
La
nostra ballerina Betty Wang aveva appena postato nel blog quanto il tempo canadese fosse stato mite, per
cui ovviamente siamo andati a finire in una tempesta di neve a metà strada, che
ha allungato di un’ora un viaggio che già era di cinque. Non dico che sia colpa
sua, ma nemmeno dico che non lo sia.
Domani
sarà il nostro primo giorno di pausa da quando la mattina di natale siamo
partiti per il tour. Alcuni di noi guaderanno il nuovo film di Guerre Stellari.
Alcuni ballerini ancora dibattono se sia meglio l’arma laser o l’arco. Alcuni
si faranno una mega insalata da Whole Foods. La maggior parte recupererà un po’
di sonno. I ballerini, invece, avranno esercitazione e anche certi musicisti
non si lasceranno assolutamente sfuggire l’occasione e faranno esercizio tutto
il giorno. A proposito: il nostro arpista stava cercando di capire il modo di
togliere l’arpa dal camion, che era parcheggiato da un’altra parte; per i
violinisti la cosa è molto più facile.
E,
dulcis in fundo, un qualcosa che noi diamo per scontato ma che tutt’ora mi dà
un tuffo al cuore, è sentire i ragazzi delle altre compagnie in tour per il
mondo. Nel pomeriggio, durante l’intervallo, sono tornato nel mio camerino,
come faccio da quando sono diventato papà, e ho guardato il telefono per vedere
che non ci fosse nulla di urgente. C’era un messaggio da un amico in un altro
gruppo che si trova a Stoccolma; alla fine della conversazione mi ha chiesto:
“avete uno spettacolo oggi?”, “intervallo” rispondo io sperando che esistesse
un’abbreviazione; “ah, ah pure noi! Secondo di 2 spettacoli”. Sei ore in avanti
rispetto a noi, in Svezia, stavano finendo lo spettacolo serale del ‘due-due’.
“Doppio jiayou allora!” dico io [espressone colloquiale di esortazione ed incoraggiamento intraducibile in italiano, ndt.]. “Jiayou” risponde lui. E tutti e due siamo tornati alla nostra parte dello spettacolo, in due diversi continenti.
4 Gennaio
Prima del secondo dei nostri due spettacoli di oggi a Montreal, i nostri ballerini sono andati a scaldarsi sul palco. La cosa bella di questa foto (per cui ringrazio il ballerino Ben Chen) è che non erano affatto in posa: è solo che durante lo stretching si sono trovati tutti insieme nella stessa posizione. Da sinistra abbiamo: Jun Liang, Rubi Zhang, Shawn Ren, Bill Hsiung e Teo Yin.
3 Gennaio
La maggior parte delle persone ha un giorno preferito in tour. Probabilmente il più popolare (forse all’unanimità) è il giorno libero. Ma non ce ne sono molti, per cui meglio non attaccarcisi troppo.
Non ho mai sentito nessuno dire che il suo giorno preferito è quello della preparazione. A seconda dell’incarico è una giornata che può durare 16 ore: arrivo presto in teatro, prova del suono, prove generali, spettacolo e ritorno in hotel. Il più duro dei giorni di preparazione è quello in cui si prepara, ci si esibisce nella stessa giornata e poi si smonta, tutto nello stesso giorno. Può succedere un paio di volte in una stagione e, per chi lavora nella produzione, inizia alle 7,30 di mattina fino a dopo mezzanotte.
Nel passato abbiamo addirittura avuto giorni in cui abbiamo montato, preparato e poi fatto due spettacoli per poi rismontare tutto. Si tratta di imprese titaniche in cui si entra in teatro all’una di notte e si prepara tutto fino a mezzogiorno, si fa doppio spettacolo e poi si smonta. Mi ricordo che lo abbiamo fatto a Praga e a Dublino, dove dopo il secondo spettacolo c’era anche l’incontro con le personalità importanti. Una volta arrivati in mezzo a quelle tutte personalità al ricevimento ormai farneticavamo senza capire più niente.
E nemmeno ho mai sentito nessuno dire di preferire il giorno di viaggio. Ma forse qualcuno c’è.
A certi i giorni con doppio spettacolo piacciono più di tutti. Per quelli della nostra compagnia a cui piace, domani si divertiranno. Loro dicono di amare la semplicità di un’intera giornata tutta imperniata sull’esibizione dal vivo, come anche l’interazione col pubblico.
Ad altri potrebbero piacere i giorni in cui abbiamo un solo spettacolo serale, in cui c’è un lento e costante crescendo che porta al gran finale.
I miei giorni preferiti sono quelli in cui abbiamo lo spettacolo al pomeriggio: ci alziamo presto, poi andiamo a fare colazione o in palestra. Dopo andiamo in teatro a preparare lo spettacolo; pranziamo velocemente e andiamo in scena. Poi ceniamo presto, che per me è una buona ragione per mangiare un po’ di più, e alla fine ci aspetta una bella serata rilassante tra amici, alla scoperta della città, a riposare in albergo o magari un’uscita in caffetteria. Oggi è stato uno di quei giorni.
Per qualche ragione, in Canada finora tutti i venerdì hanno avuto lo spettacolo di mattina invece che la sera. Di solito i nostri weekend sono strutturati con uno spettacolo il venerdì sera, due al sabato e uno alla domenica pomeriggio. Anche se non era venerdì pomeriggio, i teatri sono stati tutti pieni zeppi e belli carichi di energia. Magari qualcuno mi spiegherà come è possibile. Ma non fraintendetemi: è fantastico.
2 Gennaio
Ci stiamo preparano per il nostro primo spettacolo all’appena rinnovato Place des Artes. Mentre orchestra e ballerini provano e ho un attimo di tranquillità nel camerino, mi accorgo che con i camerini davvero hanno fatto il massimo. Se mai qualcuno avesse bisogno di un modello da cui capire cosa mettere in un camerino, questo che abbiamo io e il direttore sarebbe perfetto.
Prima di tutto, per massima sicurezza, c’è la serratura elettronica col codice. Una volta dentro, c’è una stanza arredata alla perfezione (in questo caso) per due persone, con due armadi per i costumi, due mobili col ripiano in granito, due specchi con illuminazione perimetrale separati da un terzo specchio con davanti il lavandino. Il rubinetto cromato col miscelatore permette di regolare l’acqua calda (lo stesso non si può dire per quei rubinetti comandati dal sensore che ti aiuteranno anche a risparmiare acqua ma certamente non a farti la barba). Il bagno appena ristrutturato ha lavandini separati (questi col sensore), così da poter usare il lavandino in due allo stesso tempo nei momenti critici che precedono lo spettacolo, e doccia piastrellata in grigio antracite. La moquette è in stile retrò anni 70, gli armadi sono marca California closets, e un elegante tavolino si accoppia a un invitante divano lungo esattamente quanto basta per sdraiarcisi. Poi c’è la climatizzazione indipendente della stanza, prese elettriche disposte dove servono per ricaricare e wi-fi gratuito (la password ci è stata gentilmente fornita in anticipo ed è anche scritta su un foglio sul muro. C’è una manopola per regolare il volume del suono di ritorno dal palco, un orologio digitale rosso enorme per cui è impossibile arrivare in ritardo e, infine, un pianoforte, sprecato per me ma perfetto per il direttore della nostra orchestra, noto per comporre nuove melodie mentre si rilassa suonando il piano del camerino.
1 Gennaio
Siamo appena arrivati nella bellissima Montreal, c’è stato qualche fiocco di neve lungo la strada ma finora nel complesso è stato un tempo ottimo per essere inverno canadese.
Ogni volta che cambiamo città e teatro può esserci qualche difficoltà: un metro in più o in meno di larghezza del palco può cambiare le coreografie. La dimensione e la forma della buca dell’orchestra influenza il modo in cui i musicisti si sentono fra loro.
Per i presentatori, il Canada Orientale costituisce una serie di sfide.
A Ottawa parlavamo soprattutto inglese, ma essendo nella capitale e prossimi alle regioni francofone, abbiamo aggiunto un po’ di francese; essendo poi una produzione cinese, abbiamo dovuto includere anche quest’ultima lingua. Quindi il copione era più o meno 50% inglese, 25% francese e 25% cinese, per cui a Ottawa ho fatto coppia con Catherine Fang che faceva la parte in francese, mentre io ho fatto gran parte dell’inglese in cinese.
Poi a Hamilton sono tornato come di norma con Alice Liu e abbiamo fatto il normale copione inglese-cinese.
Ora che siamo a Montreal, dove la maggioranza è francofona, è tornata Catherine e questa volta sarà 50% francese, 25% cinese e 25% inglese.
La difficoltà di avere tre diversi copioni in tre città consecutive e all’inizio del tour, è quella di tenere presente quale versione devi dire quando.
Mi ricordo la prima volta che abbiamo avuto un copione in tre lingue. Era proprio fatto ad hoc. Era il nostro primo spettacolo a Montreal, all’inizio del 2007, ed erano solo dieci giorni che ero diventato presentatore professionista. La mia collega e io preparammo il copione francese-cinese, con lei a fare le parti in francese e io quelle in cinese; all’intervallo, il presentatore locale venne da noi dietro le quinte e disse: “Mi dispiace ma abbiamo tantissimi nel pubblico che vengono da una cittadina qui vicino dove si parla solo inglese e non stanno riuscendo a seguirvi. Potreste aggiungere un po’ di inglese?”.
A pochi minuti dalla ripresa dello spettacolo non avevamo tempo di riscrivere tutto e nemmeno tempo per provare. Perciò, negli attimi che precedevano ogni nostra riapparizione sul palco, ci guardavamo e dicevamo: “Ok, io inglese tu francese, io cinese, io inglese, tu francese, io inglese. Vai!”. E andammo avanti.
Le presentazioni trilingue ora sono normali nei nostri spettacoli, e non solo in Canada. Mentre scrivo questo, un altro dei nostri presentatori sta facendo lo stesso in Giappone, e un altro ancora in Svezia. Sono anni che lo facciamo, ma io preferisco ancora una bella notte di sonno.
31 Dicembre
Ultimo dell’anno. Abbiamo appena finito lo spettacolo mattutino a Hamilton, nell’Ontario. È una tradizione di Shen Yun che tutti partecipino a smontare dopo lo spettacolo: smontaggio del palco, impacchettamento dei costumi e caricamento del camion. Così riusciamo a essere velocissimi nella preparazione e negli spostamenti, toccando così un maggior numero di città nei nostri tour. E poi ci mantiene tutti umili, anche le superstar.
Lo smontaggio di oggi è extra festivo, dopotutto abbiamo appena finito l’ultimo spettacolo dell’anno. Tra poco tutti saranno ai telefoni per sentire le famiglie a casa e gli amici delle altre compagnie in giro per il mondo. Ma prima hanno un messaggio per voi in video: buon anno nuovo! Che voi e le vostre famiglie possiate avere un meraviglioso, sereno e importante 2020!
30 Dicembre
Nuovo giorno in un nuovo teatro. Un bel teatro: la FirstOntario Concert Hall di Hamilton. A ogni nuovo teatro, oltre alla preparazione e alla prova del suono, l’orchestra prova insieme ai ballerini. Il direttore dell’orchestra Milen Nachaev tiene d’occhio sia l’orchestra sia quello che succede sul palco, per andare a tempo.
29 Dicembre
Siamo appena arrivati a Hamilton dopo un viaggio sotto la pioggia dell’Ontario. Cosa fanno come prima cosa i ballerini di Shen Yun appena arrivano in albergo? Fanno stretching su qualunque mobile trovino.
28 Dicembre
Prima data dell’anno con doppio spettacolo. In questo momento siamo tra uno spettacolo e l’altro. Un momento che divide gli artisti in due gruppi: chi prima fa il pisolino e poi medita e chi prima medita e poi fa il pisolino.
27 Dicembre
Il primo spettacolo è stato fantastico! È sempre bello ricominciare e tornare davanti al pubblico un giorno dopo l’altro. Qui a Ottawa il pubblico ha particolarmente apprezzato un paio di storie divertenti, alcune delle sorprese delle animazioni proiettate sullo sfondo e il nostro soprano, Jiang Min. Insomma un inizio tour alla grande in tutto e per tutto. Ora andiamo al teatro per lo spettacolo mattutino.
26 Dicembre
Nel giro di poche ore questo teatro sarà pieno di gente, energia, emozione, danza, musica e colori. Qui al National Arts Centre di Ottawa siamo alla prima esperienza, e ho già imparato qualcosa di nuovo: nei teatri canadesi la spazzola da curling si usa per stendere la pellicola da danza sul pavimento.
25 Dicembre
Buon Natale e buona Hanukkah! Oggi è anche il nostro gran giorno: stamattina abbiamo salutato le famiglie, caricato cinque mesi di materiali sui pullman e siamo partiti. Per la prima volta abbiamo tre delle nostre sette compagnie che partono esattamente nello stesso momento: una va a Stamford nel Connecticut, l’altra a Dallas in Texas e noi andiamo a nord del confine, a Ottawa. È una bellissima mattina di natale, il cielo è azzurro ed è davvero bello essere in giro e sul nostro pullman. La serata di apertura è domani, e non vedo l’ora!
Leeshai Lemish
Maestro di cerimonia di Shen Yun Performing Arts