Leoni e marmo e volti... Oh mio...!
Qualche giorno fa, ho fatto un viaggio in autobus di dieci ore da Detroit a St. Louis, aspettandomi un clima più caldo visto che ci dirigevamo verso Sud. Questo gennaio è stata una futile fantasia e il nostro autobus ha impiegato gran parte del giorno ad andare avanti poco a poco in un'atroce tempesta di neve. Calata la notte, l'Arco di St. Louis ci ha accolti in mezzo ad uno sfondo di fanghiglia congelata e strade innevate.
«Fa niente» ho pensato tra me e me, «appena entro al chiuso starò al caldo».
La mattina seguente mi son ritrovata a rabbrividire coi miei stivali e la mia giacca in quanto aspettavo l'autobus fuori dal teatro. Mi ero dimenticata qualcosa sul mio sedile ma non potevo tornare indietro a recuperarlo finché non erano scesi tutti.
«Fa niente», ho pensato tra me e me (di nuovo), «appena entro al chiuso starò al caldo».
Questa era la nostra prima volta in uno degli storici teatri più famosi del Midwest. Giudicando dalla facciata elaborata e dalla biglietteria antiquata, potevo già intravedere gli interni: illuminata da candelieri di cristallo giganti, ornata da scale a chiocciola di marmo, adornata con sorridenti cherubini dipinti in stile greco e figure in pose classiche. Visioni di camere calde e confortevoli e antichi termosifoni da muro mi hanno riempito la testa con un senso di sollievo.
Appena sono entrata, ho provato sia caldo che stupore. Come si può spiegare il curioso mix fra Est ed Ovest presente nel Fox Theater di St. Louis? Nel foyer, non ho visto candelieri, ma lampade con contorni di sfumature vittoriane. Una coppia di leoni dorati con occhi ardenti ai fianchi della grande scala di marmo. Rilievi scolpiti raffiguranti flora, fauna e volti dominavano i muri, mentre file di colonne marmoree apparivano in lontananza come vasi di fiori esotici (sebbene artificiali). Sono entrata nel teatro con l'aspettativa di trovare un accogliente pezzo di antiquariato; ma ho finito con l'entrare nei tropici dell'India.
Sto scoprendo che ci sono delle volte nella vita quando uno s'imbatte nell'inaspettato. Per esempio, ho presentato Shen Yun a varie persone che ho conosciuto in tour. La maggior parte del nostro pubblico occidentale non ha mai visto la danza classica cinese precedentemente, tanto meno tramite le performance di Shen Yun. Alcune delle domande più frequenti sono qualcosa del tipo: «Quindi siete ballerini? Fate balletti?», «Danze che parlano di una storia con canto—come uno show di Broadway?». Sì, no e non esattamente.
La Cina è casa non di una persona, ma di molti—abbracciando molteplici regioni, etnie e sotto-culture; e poi ci sono differenti dinastie storiche. Ognuno ha la propria condivisione di meraviglie e bellezza, tutti diamanti grezzi nascosti. Ognuno merita di brillare e l'unicità del programma di Shen Yun è un perfetto riflettore per farli splendere.
Diversamente da molti balletti o i spettacoli di Broadway, le esibizioni di Shen Yun non hanno scenari elaborati o effetti delle luci ma piuttosto un approccio semplice e diretto—solo l'orchestra, lo sfondo, i cantanti e i ballerini. Un programma tipico consiste in un atto indipendente, ognuno con la propria enfasi. Quindi nelle esibizioni, raccontiamo molte storie che riflettono valori che sono durati nella storia cinese fino ai giorni nostri. E siccome il nostro programma cambia di anno in anno, ogni anno porta una serie di nuove sorprese.
Mettendo piede in un teatro che presenta Shen Yun è come se si facesse un viaggio in Cina durante la primavera—anche se i tappeti sono adornati con teste di elefanti africani.
Leoni e marmo e volti... Oh mio...!
4 Febbraio 2011